"Le scuole paritarie ora vanno sostenute"

Il presidente della cooperativa Domus De Vinco: "Rette azzerate per aiutare le famiglie, non si risparmi sulla nostra pelle"

Migration

di Valentina Reggiani

"Le difficoltà ci sono. Nell’ultimo decennio le risorse per le scuole paritarie si sono abbassate, ma da subito abbiamo attivato tutti i canali possibili non solo per tutelare i nostri docenti ma anche per aiutare le famiglie in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, sospendendo le rate. Inoltre abbiamo organizzato diverse attività per tenere vivo il rapporto tra i bambini e le tate". Così il presidente della società cooperativa sociale Domus, Gaetano De Vinco, in merito alla situazione che vivono in questo momento, anche dal punto di vista economico le maestre di nidi e materne delle paritarie e le famiglie dei minori nella fascia 0-6.

De Vinco, in che modo avete gestito l’emergenza?

"E’ bene sottolineare come ogni ente gestore risponda a modelli differenti con obblighi giuridici differenti. Insegnanti statali e comunali ricevono regolare stipendio e lavorano per la totalità delle ore perché sostenute economicamente dalla fiscalità generale che tutti contribuiamo ad accumulare. Noi abbiamo attivato, per quanto riguarda il rapporto di lavoro del nostro personale, le regole che lo Stato ci ha consentito, attivando la cassa integrazione che per quanto ci riguarda si traduce in un fondo di sostegno alla disoccupazione".

Qual è la differenza?

"Il fondo prevede la copertura all’80 per cento del lordo e questa è la regola. E’ chiaro che siamo ben consci di come questa riduzione pesi sugli operatori. Al centro c’è sempre la questione del riconoscimento del lavoro nelle scuole paritarie. In un modo o nell’altro le risorse ci sono ma negli ultimi dieci anni comunque la contribuzione si è abbassata. Buona parte di questi servizi sono convenzionati con le amministrazioni pubbliche e mi auguro che le stesse tengano conto delle azioni che abbiamo intrapreso per aiutare le famiglie e non risparmino sulla pelle delle scuole paritarie".

Lei dice che le risorse già ci sono…

"Gli enti pubblici coi quali siamo convenzionati hanno già a bilancio le risorse che in questo momento non ci stanno trasferendo; perciò contiamo ci sia lo spazio per elargirle. Teniamo presente che abbiamo chiuso le scuole ma per qualche tempo abbiamo ad esempio tenuto il riscaldamento acceso, non sapendo inizialmente se avremmo dovuto riaprirle. Poi ci sono tutti gli altri costi di gestione delle strutture. Non è una polemica ma uno stato di fatto: occorre tener conto di queste realtà che se non ci fossero comporterebbero un ulteriore aggravio di costo alle amministrazioni ma che, comunque, in questo momento hanno bisogno di fondi. Noi da subito abbiamo preso tempo per capire che tipo di risposte si potevano avere dal sistema pubblico e ad oggi non sono definite. Nel frattempo abbiamo dovuto rispondere ai genitori, spesso in difficoltà economica, in cassa integrazione".

E cosa avete deciso di fare?

"Abbiamo preso una decisione che aggiunge debito a debito; nel senso che non sono soldi che ci uscivano dalle tasche perché non c’è più la copertura rispetto ai costi a cui dobbiamo far fronte. Ma, sapendo le difficoltà che vivono le famiglie abbiamo deciso di non chiedere loro il pagamento dell’ultima settimana di febbraio e la rata del mese di marzo. Presumo per aprile la situazione sarà la stessa".

Le vostre docenti però continuano a lavorare da casa?

"Abbiamo proposto ad alcune amministrazioni pubbliche che si sono fatte promotrici di iniziative di attivare alcune forme di collegamento a distanza tra le nostre operatrici e i bambini. L’obiettivo è la socializzazione: questa cosa ci è capitata addosso come un turbine; non c’è stato il tempo di salutarsi e vogliamo ricreare la relazione coi bambini, farli salutare da tate e maestre, farli sentire vicini. In più grazie all’intelligenza dei nostri operatori sono state attivate tante altre iniziative, come favole raccontate a distanza, invio di disegni da colorare. Inoltre iniziamo ad immaginare un futuro di ripresa: luglio e agosto sono periodi tipici dei centri estivi e anche per aiutare le famiglie che lavorano si stanno valutando iniziative, d’accordo ovviamente con le istituzioni".