L’icona Ornella Muti: "Perché recitare è libertà"

L’attrice attesissima ospite stasera al Memoria Festival di Mirandola: "Vi racconto un mestiere che arricchisce e consente di ’giocare’"

L’icona Ornella Muti: "Perché recitare è libertà"

L’icona Ornella Muti: "Perché recitare è libertà"

di Maria Silvia Cabri

Saranno le ‘eccellenze’ le protagoniste del secondo giorno del Memoria Festival di Mirandola. Eccellenze italiane nei vari ambiti: dalla pizza al reattore nucleare, con il fisico Francesco Romanelli, al ritratto di Pico della Mirandola, passando per quell’oggetto mediatico, il Carosello, mix di teatro leggero e intermezzi musicali con Aldo Grasso. Star dell’incontro serale, alle 21 alla Tenda della Memoria, un’icona del cinema italiano, Ornella Muti, che nella sua carriera ha lavorato con grandi maestri come Marco Ferreri, Dino Risi ed Ettore Scola, e porta sul palco del Festival la sua riflessione sul ‘Mestiere di attrice’. Per il programma completo della rassegna: www.memoriafestival.it Cosa rappresenta per lei il ‘Mestiere di attrice’?

"Per lungo tempo è stato un ‘mistero’ per me. Poi è diventato simbolo di libertà, possibilità di evadere in altre vite e capire diverse personalità. Questo mestiere arricchisce e al tempo stesso ti consente di ‘giocare’: è gioco, intrattenimento per il pubblico, che ride, si diverte, piange, ma in ogni caso sai di aver dato qualcosa agli altri".

È lei che ha scelto questo lavoro… o il contrario?

"È questo mestiere che ha scelto me, decisamente. Non ci avrei mai pensato, anzi volevo fare la ballerina o lo scienziato nucleare, o la maestra…".

Ha un ricordo cui tiene in modo speciale?

"Sinceramente ne ho tanti: la mia è una lunga carriera, ho iniziato giovanissima, a 14 anni, e non nascondo la mia età, non mi piace mentire. Un ricordo speciale è quello di Ugo Tognazzi, che è stato un grande attore e uomo, e come un fratello. Generosissimo sul set e questo non è scontato. Ricordo che spariva e andava a cucinare: mentre giravamo ‘Primo Amore’ in un Grand Hotel di San Pellegrino, lui tra un ciak e l’altro ha aperto le cucine e ha fatto da mangiare per tutti".

Che rapporto ha con i personaggi che interpreta?

"Quando scelgo di fare qualcosa, sia un ruolo importante o piccolo, anche ‘da cattiva’, lo devo amare. Ho interpretato tanti personaggi, tra cinema e teatro, e mi piacciono quasi tutti. Girare per Marco Ferreri, Dino Risi… Aveva dei ruoli femminili molto belli, ricchi di sfaccettature. In ‘Codice privato’, diretto da Francesco Maselli, era l’unica interprete del film. È stata un’esperienza molto intensa. Posso dire di portare con me una bella ‘valigia’ di personaggi".

Che insegnamenti ha appreso nella sua carriera?

"Quando ho iniziato ero molto timida (in realtà lo sono ancora, ma riesco a celarlo meglio). Ho sempre molto osservato e guardato quello che facevano gli altri grandi attori e registi. Ricordo Mario Monicelli, lo amerò in eterno. Ho imparato davvero tanto dalle persone dedite al loro lavoro. Ricordo questo con un po’ di nostalgia, perché Il modo in cui si lavorava in passato non esiste più, viene fatto tutto più di corsa e con meno cura".