L’omaggio di Mattarella alla Bassa rinata: "Merito di solidarietà, lucidità e tenacia"

Nel decennale del sisma il presidente della Repubblica accolto a Medolla: ha ricordato le vittime e promosso la ricostruzione

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di Valeria Selmi

e Alberto Greco

Puntuale all’appuntamento con la Memoria. Anzi, in leggero anticipo, con l’arrivo in piazza a Medolla, nel cuore pulsante della Bassa modenese, prima delle 11. La visita, ieri, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha saputo riassumere 10 anni di storia. La storia di un territorio che, a sua volta, ha dovuto imparare ad anticipare e prevenire. Anticipare e prevenire ostacoli nella ricostruzione e infiltrazioni mafiose, ad esempio. Anticipare i tempi con la White list e una legislazione di cui prima il Paese era sprovvisto. Perché, è ben chiaro a tutti, che "c’è stato un prima e c’è stato un dopo". Il terremoto del 20-29 maggio del 2012 "ha aperto una ferita che si può lenire – come ha spiegato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – ma non si può cancellare. Ed è giusto che sia così".

E’ una Bassa ferita, sì, ma anche rinata e orgogliosa quella che ha accolto ieri, con centinaia di cittadini diligentemente seduti sotto le tensostrutture, il Capo dello Stato, 5 anni dopo la sua precedente visita.

Dall’alba, via-vai di forze dell’ordine, volontari in uniforme, alunni con magliette verdi, bianche e rosse in attesa dietro le transenne, sindaci da tutto il ’cratere’, vescovi e rappresentanti delle massime istituzioni. Insieme, come 10 anni fa. Mattarella, atterrato al campo sportivo dove ad attenderlo c’era il prefetto Alessandra Camporota e, successivamente, accompagnato tra la folla da Bonaccini, dal sindaco di Medolla Alberto Calciolari e dal presidente della Provincia Gian Domenico Tomei, ha raggiunto il teatro Facchini mentre decine di bambini lo acclamavano – ’Presidente, Presidente! – sventolando bandierine tricolore. Mattarella, passo lungo e deciso – simbolo di uno Stato saldo e presente – ha reso subito omaggio alle vittime (28) del sisma: preceduto da due corazzieri che hanno deposto una corona di fiori al Monumento ideato dagli studenti del Venturi (che lui stesso ha elogiato), ha poi osservato un momento di raccoglimento lontano dai flash. Anche dentro al teatro – il primo di nuovo agibile nel raggio di chilometri –, dove si è svolta la cerimonia ufficiale del decennale, trasmessa sui maxi-schermi in piazza, Mattarella ha aperto il suo discorso ricordando "le vittime, i tanti feriti, le migliaia di sfollati". Poi l’elogio a un territorio che non si è arreso. "I Comuni di questo territorio e la loro gente – ha detto Mattarella alla platea di sindaci, ex sindaci, parlamentari e studenti del Consiglio comunale dei ragazzi – hanno reagito con laboriosità, con il desiderio di rinascita, con la solidarietà che li accompagna, i sentimenti più forti per affrontare e superare i momenti della disperazione e della difficoltà. La chiave della ripartenza è passata attraverso la solidarietà. Solidarietà tra i cittadini, solidarietà tra le famiglie, solidarietà tra la società e le istituzioni locali e nazionali, solidarietà dell’intero popolo italiano. E si è pure accompagnata lucidità nella scelta delle priorità come è stato il caso della scuola (presente anche il ministro Patrizio Bianchi, ndr) per ridare vita al senso di comunità. Solidarietà, lucidità e tenacia". "Tutto questo – ha poi proseguito il presidente della Repubblica – ha contribuito a saldare quella frattura che poteva produrre pesanti conseguenze nel tessuto economico sociale del nostro paese, rafforzandone la coesione. Ora la ricostruzione va proseguita, ci sono obiettivi importanti da raggiungere, opere da concludere. C’è tanta strada da percorrere insieme – ha concluso – e sono certo che vi sarà ancora il forte impegno di quanti, qui, hanno vissuto questo decennio".

Solidarietà è il comune denominatore che è echeggiato in tutti gli interventi della mattinata, da Medolla a Finale Emilia. Il primo a prendere la parola è stato il sindaco di Medolla Calciolari ricordando che "da queste terre provengono persone di scienza e di dottrina, come Giovanni Pico della Mirandola, la Fenice degli ingegni. E proprio la fenice, che risorge dalle proprie ceneri, può essere utilizzata per parlare oggi di queste terre, che hanno saputo intraprendere con coraggio una dura ricostruzione dalle macerie del sisma". E a questa immagine si è ricollegato idealmente anche il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che ci ha tenuto a rimarcare "l’emozione di tornare dove ho avuto un’esperienza di vita forte e drammatica" e la "bella sensazione di visitare luoghi che hanno saputo rialzarsi, ricostruire. Ciò grazie all’opera costante di una comunità dai valori riconoscibili legati alla cultura del lavoro e della solidarietà, un esempio per tutto il Paese".