Lotta quotidiana contro gli sprechi alimentari

Il rischio che stiamo correndo è di essere fagocitati dal cibo. Dobbiamo puntare sul riciclo creativo e acquistare solo il necessario

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Lo spreco alimentare è il fenomeno della perdita di cibo ancora commestibile, che si ha lungo tutta la catena di produzione e di consumo dell’alimento. A fotografare in modo tragico il problema sono i seguenti dati: su base planetaria, il volume totale di cibo sprecato ogni anno arriva a 1,3 miliardi di tonnellate, pari a 13 del cibo prodotto, corrispondente nella sola Europa a 90 milioni di tonnellate. Di questi, ben 45 milioni provengono da contesto domestico e gli alimenti che con maggiore frequenza finiscono nel pattume sono frutta, verdura e pane. In Italia circa 370 g di cibo vengono buttati pro capite a settimana. Allo scopo di confrontare i dati su larga scala con la realtà da noi vissuta, si è deciso di fare un sondaggio nell’ambito scolastico: come rappresentano i grafici, il comportamento degli alunni della scuola secondaria di primo grado ’Falcone – Borsellino’ di Piumazzo (Comune di Castelfranco Emilia) risulta virtuoso nel consumo della merenda a scuola, a differenza di quanto accade a casa, dove a essere tralasciati nel piatto sono soprattutto pesce e carne.

Detto ciò, siamo sicuri che con spreco alimentare si debba intendere solo ciò che buttiamo nel pattume?

Relativamente alle risorse naturali e al clima del nostro pianeta Terra, basti pensare ai lavori agricoli, sempre più intensivi e poco ecosostenibili che vanno a sfruttare inutilmente il 30% delle terre coltivate; si consideri anche l’energia adoperata per produrre e trasportare sulle nostre tavole il cibo; infine, l’8% di gas serra è imputabile allo spreco alimentare.

Dal punto di vista sociale, nel mondo circa 870 milioni di persone soffrono la fame; se recuperato, il cibo buttato sfamerebbe addirittura 2 miliardi di individui.

In ambito lavorativo, secondo la FAO, il 14% della produzione globale di cibo va perduto ancor prima di arrivare sulle nostre tavole, disperdendosi durante la raccolta e la distribuzione. Il fatto che si produca troppo fa pensare che il problema va affrontato in modo sistemico, non è relegabile alla sola iniziativa individuale.

In fatto di salute, 1 miliardo e 800 milioni di persone va incontro all’obesità. Dal punto di vista monetario, in Italia un individuo spreca 450 euro all’anno solo in fatto di cibo, mentre su base mondiale si sfiorano i 1,2 trilioni.

Ultimo, ma non per importanza, è il problema culturale che c’è dietro tutto questo: come sottolinea Andrea Calori, presidente EStà, si assiste a una vera e propria ‘mercificazione’ del cibo.

Le soluzioni a questo spreco? Come suggerito dagli obiettivi 2 e 3 dell’Agenda 2030 stabilita

dall’ONU, basta mettere in pratica semplici ma efficaci stratagemmi. Prima di comprare un alimento, bisogna controllare la scadenza e informarsi sul ciclo di vita del prodotto: osservare il

luogo di provenienza, perché la vicinanza al punto di vendita ha un impatto minore sull’ambiente per via del trasporto della merce; osservare il ciclo di produzione dell’alimento (nel caso di prodotto vegetale, bisogna guardare se i fitofarmaci usati sono concimi consentiti, oltre che controllare il periodo di raccolta; nel caso di alimento animale, è da osservare il mangime e il tipo di allevamento). Ancora: acquistare nuovo cibo se il frigorifero è vuoto, fare la spesa con la lista sotto mano, più volte alla settimana, evitare acquisti ’esagerati’ e comprare prodotti anche meno ‘belli’; trasformare gli avanzi in modo creativo; conservare gli alimenti in frigorifero in modo intelligente, ad esempio collocando i cibi più maturi sul davanti; buttare nel pattume solo le parti deteriorate del cibi. È conveniente scardinare luoghi comuni infondati: un alimento scongelato e cucinato può essere ricongelato; "consumare preferibilmente" significa poter andare oltre la scadenza, affidando ai nostri sensi la verifica dell’effettivo stato di deterioramento del cibo. Contrastare lo spreco alimentare è doveroso anche da parte dei ristoranti, attraverso il recupero delle eccedenze; ad esempio, la doggy bag è pratica da incentivare in un Paese come il nostro. Ancora, è utile e necessario affrontare la questione da una diversa angolazione: vedere nel rifiuto alimentare un’occasione utile a creare nuove risorse, come ad esempio ricavare dall’alimento buttato il compost o produrre biogas. Infine, una tendenza, già avviata, ma da potenziare sempre di più, è la raccolta differenziata.

Tutto questo trova un’applicazione concreta nel nostro Paese? Vengono in aiuto alcuni dati: il 33% degli italiani si rivela interessato a utilizzare app che aiutano ad evitare lo spreco; il 47% è propenso ad acquistare prodotti meno belli a vedersi; al 62% sale la percentuale di consumatori che controlla la scadenza; il 48% compra solo il necessario; il 29% fa la spesa più volte in settimana.

A tal proposito, sono state eseguite alcune indagini nel territorio: la Coop Alleanza 3.0 di San Cesario sul Panaro ha avviato il progetto ’Brutti ma buoni’, grazie al quale i prodotti danneggiati vengono regalati ad associazioni di aiuto ai più bisognosi; la pizzeria Mithò di Piumazzo dà la possibilità ai propri clienti di portare il cibo avanzato a casa; il panificio del paese riutilizza il pane non venduto essiccandolo e vendendolo come pan grattato, mentre altri prodotti vengono donati alle famiglie bisognose o usati come mangime per gli animali; il Centro Solidarietà di Castelfranco, in collaborazione con la Coop Reno di Piumazzo, ritira più volte in settimana i prodotti che andrebbero buttati, al fine di donarli a persone bisognose.

La Camst sta portando avanti il progetto ’Too good to go’, grazie al quale gli esercizi commerciali mettono in vendita il cibo in eccedenza, che, se ancora buono, viene pagato 13 in meno. Fondamentale è anche l’attività di cui si fanno carico enti e istituzioni locali: un primo progetto del Comune di Castelfranco Emilia dà la possibilità agli alunni, che usufruiscono della mensa scolastica, di portarsi a casa il pranzo non finito in una doggy-bag; una seconda iniziativa comunale è ’EcoScuola’, che ha lo scopo di comprendere monitorare ed educare a un utilizzo consapevole dell’alimento. Solo se si farà uso abituale di queste pratiche, nei prossimi decenni si riuscirà a sfamare 10 miliardi di persone e di farlo in modo ‘dignitoso’. Per raggiungere tale scopo, la parola-chiave è una sola: ‘ottimizzare’.

Luca Burgarello, Dartizio Greta, Anna Pierri, Mattia Poletti, Stefano Predieri, Giacomo Vitiello (classe III A - scuola ’Falcone - Borsellino’ di Piumazzo, Castelfranco)