Ludopatico ’bloccato’ nel centro di recupero

La sorella accusa la cooperativa che gestisce la struttura di Castelfranco: "Vorrebbe tornare a casa ma glielo stanno impedendo"

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"Non mi permettono di incontrare mio fratello e di farlo uscire dalla struttura che lo ospita perché rientri tra noi, con la sua famiglia, per Pasqua, come lui stesso ha richiesto". Una donna reggiana di 44 anni annuncia di voler intraprendere una battaglia legale di fronte al diniego venuto dai responsabili dell’appartamento ‘Borgo Forte’ di Castelfranco Emilia (Mo), gestito dalla cooperativa ‘Nazareno’ di Carpi, dove il ragazzo si trova. Intanto ha chiamato i carabinieri, accorsi alla struttura per verificare la situazione. Il fratello, 33 anni, è entrato in dicembre "per fare un percorso di riabilitazione e reinserimento socio-occupazionale. Soffre di ludopatia: ha un’ansia generalizzata che lo porta a usare molto la playstation, ma è una persona sensibile e intelligente, ama suonare e cantare". Dopo le restrizioni dovute al Coronavirus, la situazione è cambiata: "Mio fratello ha manifestato a fine marzo la volontà di tornare a casa per le vacanze pasquali. Io mi sono informata all’Igiene pubblica dell’Ausl che mi ha riferito che lui sarebbe potuto uscire, per poi fare un tampone e rientrare nella struttura. Ho spiegato tutto al coordinatore, ma dal 9 marzo era stato stabilito che non si potessero fare visite". La donna ha coinvolto l’avvocato Donatella Bussolati del foro di Milano: è seguito un carteggio via mail con i responsabili, ma senza che la situazione si sbloccasse. "Lui non esce anche perché gli sarebbe stato ventilato che dopo non sarebbe più riaccolto e trovare un’altra struttura adatta non è semplice". L’avvocato annuncia un esposto: "La mia assistita era disponibile ad accogliere il fratello dall’8 aprile fino al 20, includendo anche un periodo di quarantena per lui, un rientro dopo il tampone o ospitandolo sino alla fine dell’emergenza ma non è stata trovata alcuna mediazione. Non esiste decreto che imponga di stare in comunità. Non esiste solo il diritto a non essere contaminati dal Covid, ma anche quello alla salute psicoemotiva che a questo ragazzo fragile andrebbe garantito". È diversa la versione di Sergio Zini, presidente della cooperativa Nazareno: "Ci risulta che il padre non voglia il ragazzo a casa sua e che lui stesso non voglia andare via". Su questo punto la 44enne nega di nuovo: "Mio padre non è contrario, ma solo preoccupato, io stessa sono stata richiamata da mio fratello perché vuole uscire per Pasqua". Zini replica: "Noi rispettiamo le linee guida dell’Ausl: non si può far uscire per Pasqua alcun ragazzo dalle strutture".

a.c.