«Ma quale pandemia, è solo fantascienza»

L’infettivologa Cristina Mussini: «E’ un virus paragonabile a quello dell’influenza, rischiano i soggetti deboli. Qui nessun pericolo»

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di Valentina Reggiani

«Credo che la cosa più importante da sottolineare sia che in Italia non c’è alcun allarme. Si sta creando una psicosi collettiva in base a quella che, al momento, è fantascienza. Non vi sono rischi; non creiamo allarmismi inutili».

Così la Professoressa Cristina Mussini, direttrice del reparto di malattie infettive interviene sull’allarme Coronavirus, rassicurando i cittadini.

Che cos’è esattamente il Coronavirus?

«Un virus che determina una polmonite interstiziale esattamente come l’influenza e ognuno di noi, in base alle proprie condizioni di salute, ha una risposta diversa alla carica virale. Il virus è della stessa famiglia della Sars; è grave altrettanto. Si tratta di una antropozoonosi: ovvero trasmessa dagli animali all’uomo».

Da quale animale deriva?

«Non si sa ancora. Ma si è orignata in Asia causa la presenza di animali più ‘strani’ dei nostri coi quali c’è una convivenza più stretta».

Come si trasmette?

«Per via respiratoria; per questo è difficile da bloccare. Ma è bene che i cittadini sappiano che le mascherine non servono assolutamente a niente. La mascherina, al contrario, come nei casi di tubercolosi serve al paziente a non diffondere il virus. In sostanza: non protegge certo dal contagio; al di là di quella ospedaliera che non è sul mercato».

Però in Cina si sta diffondendo velocemente...

«Venendo dall’asia popolosa è chiaro che ci siano ampi numeri; è fisiologico dal momento che parliamo di un paese ad altissima densità di popolazione. Per gli italiani il rischio al momento è pari a zero. L’unico modo di contrarla o temere di essere stati contagiati è aver soggiornato a Whuan oppure essere entrati in contatto con qualcuno che già stava male nelle ultime due settimane. Quello è il periodo di incubazione».

Però la paura è tanta...

«Ma non è giustificata e così si alimenta solo la psicosi. Ieri in ospedale è arrivato un paziente cinese che è in Italia da agosto: si tenevano tutti a distanza. Qui siamo a rischio fantascienza. Noi non siamo in Cina».

Cosa si sta facendo?

«E’ stata attivata l’unità di crisi appena resa nota l’esistenza del virus. Abbiamo già predisposto tutto in caso di sintomatologia e sono in programma simulazioni come accaduto per l’Ebola. Sono i sanitari a dover essere preparati per riconoscerla».

Però i morti sono tanti...

«Come per l’influenza. Da ottobre 2018 ad aprile 2019 sono stati segnalati in Italia 809 casi provenienti da 19 regioni. Una su quattro di queste persone, ovvero 198 casi, non ce l’ha fatta. Erano pazienti ‘deboli’, ovvero con patologie pregresse proprio come nel caso dei deceduti per Coronavirus. Faccio riferimento a gravi fumatori, pazienti con patologie pregresse polmonari affette da insufficienza respiratoria. Quello che mi sento di dire ai modenesi e agli italiani è: «state tranquilli».

C’è una cura?

«Non per il momento ma si cerca di arrivare al vaccino».