Mafia, 8 anni a testa ai ’coniugi diabolici’

In carcere i solieresi Alberto Alboresi e Genoveffa Colucciello: si erano rivolti alla cosca per riscuotere crediti e sfigurare un uomo

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di Valentina Reggiani

Sono stati soprannominati ‘la coppa diabolica’. Per loro il pm della dda Beatrice Ronchi aveva chiesto nove anni a testa di carcere. Ieri, alla fine, sono stati condannati entrambi in abbreviato ad otto anni di reclusione e a ottomila euro di multa.

Parliamo di Alberto Alboresi e della consorte Genoveffa Colucciello, di Soliera: due coniugi all’apparenza insospettabili che risultarono da sempre vicini alla famiglia Muto. Sono stati 22 gli imputati ieri giudicati con rito abbreviato nell’ambito del maxi processo di ‘ndrangheta ‘Perseverance’ sui 48 totali per i quali il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio. Per quanto riguarda Giuseppe Sarcone Grande – dal quale l’indagine della mobile di Reggio e dei carabinieri di Modena era partita, il maggiore dei fratelli di Bibbiano condannati per mafia – sono stati decisi 18 anni di reclusione, 16 per Salvatore Muto e 15 per Domenico Cordua: tutti soggetti, al pari dei modenesi, ritenuti gravemente indiziati di reati di associazione di tipo mafioso, finalizzata, tra l’altro, all’estorsione e al trasferimento fraudolento di valori. I coniugi modenesi Alboresi e Colucciello – è emerso dalle indagini – erano ritenuti gli istigatori mandanti dei ’recuperi crediti’, ovvero delle estorsioni. Alboresi, (soprannominato ’il gigante’) e la moglie Genoveffa (soprannominata ’la bambina’) ritenevano di vantare un credito nei confronti di un imprenditore, derivante da pregresse operazioni illecite di truffa e di frode fiscale, per circa 2 milioni e 700 mila euro. Per riscuotere la somma si erano così rivolti allo stesso Salvatore Muto, avendo già un rapporto fiduciario col fratello Luigi, esponente di vertice del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano e condannato in primo grado nel maxiprocesso Aemilia insieme al terzo fratello, Antonio. Muto aveva quindi incaricato altri due ‘sodali’ del recupero crediti destinati alla coppia modenese.

Proprio dalla vicenda della tentata estorsione richiesta dai coniugi modenesi Alberto Alboresi e Genoveffa Colucciello, secondo quanto ricostruito dal pm, è emersa la prova del ruolo di vertice di Sarcone Grande. I coniugi modenesi si erano rivolti alla cosca anche per estorcere tre milioni di euro a tre anziani fratelli. Per raggiungere l’obiettivo i due avevano anche ipotizzato di sfregiare con l’acido la loro badante.

La coppia si era rivolta così agli stessi ‘sodali’ Domenico Cordua, membro attivo dell’associazione mafiosa detto ’u Jumbu’ che, a sua volta, aveva chiesto a un altro componente della cosca, Giuseppe Friyo e ad un terzo di aggredire la vittima, residente a Bomporto, dietro a un compenso di 5mila euro. La coppia è stata al centro, prima della condanna, di un sequestro patrimoniale da 700mila euro. Tra le vicende contestate nell’inchiesta, figurava anche l’apertura di una sala slot a Modena, che fu bloccata dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli.