Ricorsi respinti e condanne confermate ma, soprattutto, confermata l’associazione di stampo mafioso. E’ questa la decisione dei giudici della Suprema corte in merito ai ricorsi presentati dalle difese dei diversi imputati nel maxi processo sulla mafia nigeriana. In sostanza la Cassazione, dichiarando comunque il ricorso ammissibile ha confermato le condanne per associazione mafiosa nei confronti degli imputati, molti dei quali residenti a Modena e arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Burning flame’, condotta dalla Dda di Bologna. Nel giugno 2019 scattarono 19 fermi, nell’ambito di un’inchiesta che vedeva indagate 50 persone e in cui si contestava per la prima volta il reato di 416 bis nella nostra regione a un sodalizio di nigeriani. Spaccio, truffe online, clonazione di carte di credito, tratta e sfruttamento della prostituzione: erano questi i reati contestati ai membri della ‘Famiglia Vaticana’, organizzazione territoriale del culto ‘Maphite’. Le difese avevano chiesto di far cadere l’accusa di associazione mafiosa, sostenendo si trattasse di associazione a delinquere. Gli otto nigeriani residenti nella nostra provincia sono stati condannati a pene tra i sei e gli otto anni. L’operazione della squadra mobile aveva portato infatti a smantellare un’organizzazione mafiosa attiva almeno dal 2016 in Emilia-Romagna e nel Nord Italia e che vedeva Modena tra i territori più colpiti.
CronacaMafia nigeriana, pene confermate