
L’attenzione, nella nostra città, è alta da tempo soprattutto da quando un’indagine, avviata nel 2017, aveva messo in luce come esponenti della criminalità nigeriana avessero assunto il monopolio degli affari illeciti, dallo sfruttamento della prostituzione con riduzione in schiavitù delle vittime alle attività di spaccio e alle truffe informatiche. La conferma di quanto sia presente la mafia nigeriana sul nostro territorio arriva dall’ennesima operazione coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila nell’ambito dell’inchiesta ‘Hello Bross’ - condotta dalla Squadra Mobile dell’Aquila. Operazione che ha portato all’arresto di 30 affiliati della mafia nigeriana appartenente alla Black Axe, presenti in 14 province italiane, tra cui Modena, con base operativa nel capoluogo abruzzese.
Due degli affiliati operavano proprio nella nostra provincia ma solo uno, ieri mattina all’alba, è finito in manette dopo essere stato catturato a Castelfranco dalla squadra mobile mentre il secondo risulta irreperibile. Si tratterebbe del ‘faccendiere’ dell’organizzazione che, come tutti gli indagati, era membro dei "black axe", mafia nigeriana che ha i suoi vertici in Nigeria. L’organizzazione, dotata di un proprio regolamento interno e riti di affiliazione, era dedita alla commissione di reati in materia di stupefacenti, prostituzione, immigrazione clandestina e reati informatici. Il soggetto arrestato era deputato alla realizzazione delle truffe informatiche che andavano dall’acquisto di beni tramite carte di credito clonate alle truffe ‘romantiche’. L’indagine ha dimostrato che il denaro raccolto veniva riciclato tramite intermediazioni finanziare e destinato anche per sostenere i sodali arrestati. Gli inquirenti hanno sottolineato come si tratti di una criminalità economica con modalità ‘moderne’, che punta a realizzare, attraverso frodi informatiche, una serie di operazioni di riciclaggio in beni mobili (acquisti su siti e-commerce) e immobili (proprietà in Nigeria) per una economia globale parallela apparentemente lecita che danneggia il sistema economico italiano.
Tutti risultano indagati per associazione di stampo mafioso finalizzate al compimento di numerosi reati. Lo scorso anno a Bologna è arrivata la maxi condanna a 155 anni complessivi di carcere nei confronti dei 28 membri della mafia nigeriana appartenenti all’associazione mafiosa denominata Maphite o Green Circuit Association, attiva in particolare nella nostra città. Si trattava di una delle prime indagini su larga scala che aveva consentito agli inquirenti di dimostrare l’effettiva associazione di stampo mafioso nella criminalità nigeriana. L’indagine ‘Burning flame’ aveva svelato come gli appartenenti all’organizzazione Maphite, nella nostra città avessero dato vita a violente risse nei confronti del cult rivale dei Vikings, ben radicato a sua volta sotto la Ghirlandina. Risse e guerriglie urbane volte spesso a contendersi il noto parco 22 aprile quale noto ‘terreno’ di spaccio. Ad esprimere il ringraziamento a Polizia e magistratura per l’operazione ‘Hello Bross’ è la deputata della Lega Benedetta Fiorini. ‘E’ stata colpita al cuore un’organizzazione criminale caratterizzata da un particolare livello di violenza ed efferatezza, con un radicamento importante anche in Emilia Romagna - sottolinea. In particolare, nove degli arrestati vivevano a Reggio Emilia, ormai centro sempre più radicato di interessi del gruppo di mafiosi nigeriani.