Modena, 10 maggio 2023 – Hanno un glossario e ad ogni emoticon corrisponde uno status. La catena simboleggia l’appartenenza al clan, la goccia di sangue la fratellanza, il leone il potere. Le organizzazioni criminali, oggi, si contendono anche le piazze virtuali e i giovani rampolli delle famiglie mafiose usano i social network per affermare la loro forza e fare ’proselitismo’.

Lo dice l’osservatorio della Fondazione Magna Grecia che, nel Rapporto ’Le mafie nell’era digitale’, vuole dare una risposta a un fenomeno sempre più evidente: come è cambiata la comunicazione delle mafie oggi che il mondo virtuale è entrato prepotentemente nella nostra vita reale? Oltre 90 Gb di video TikTok, due milioni e mezzo di tweet, 20mila commenti a video YouTube e centinaia tra profili e pagine Facebook e Instagram: è una mole enorme di materiale quello finito sotto la lente dei ricercatori guidati dal professore di Unimore Marcello Ravveduto, insegnante di Public and digital history all’Università di Modena e Salerno.
Lo studio è stato presentato ieri alla Camera da Nino Foti, presidente della Fondazione Magna Grecia; Antonio Nicaso, studioso dei fenomeni di tipo mafioso e docente di Storia della criminalità organizzata presso la Queen’s University in Canada; Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro e naturalmente dal prof Ravveduto che oggi sarà a Reggio Emilia (dalle 10 a Unimore di via Allegri) nell’ambito dell’evento ’Noi contro le mafie’.
"Le mafie mettono in scena sui social il loro reality show – spiega Ravveduto – Gli influencer sono i giovani e le donne più liberi di esporsi. Sulle piattaforme comunicano e si contendono gli spazi, tanto che il nostro studio sarà preso in considerazione anche dalla Dia. Tramite i social si può infatti ricostruire la cerchia del clan e anche le loro azioni. La piattaforma più usata è senza dubbio Tik Tok, dove ostentano lusso e violenza. La nostra ricerca ha dimostrato come i clan abbiano un linguaggio che li contraddistingue sui social, un vero glossario, e come anche la musica, più di tutti la trap, abbia un significato simbolico".
La ricerca è partita da analisi di profili e gruppi con software di alert che - basandosi sugli articoli on line - hanno fornito un primo patrimonio di nomi da ’seguire’. Così le scienze umane e l’intelligenza artificiale sono riuscite ricostruire i nuovi linguaggi della criminalità organizzata sui social confermando la capacità delle mafie di reinventarsi continuamente in base alle esigenze del presente. "Le organizzazioni che maggiormente utilizzano i social sono la camorra, la mafia foggiana e mafia capitale, anche se sono attive pure la ’ndrangheta e la mafia siciliana. Hanno una vero e proprio community brand", conclude il professor Ravveduto.