Modena, 12 gennaio 2024 - Delicato intervento salvavita al Policlinico di Modena: una mamma di 43 anni e la sua figlia neonata sono state salvate grazie a un'operazione durata diverse ore. L’intervento si è svolto con successo, senza complicanze di rilievo e con la nascita della neonata in salute. A distanza di alcuni giorni la paziente e la sua bimba sono stati dimessi.
La patologia di cui soffriva la mamma
La donna soffriva di una rara patologia, quella della placenta previa accreta nella variante 'increta'. Si tratta di una condizione in cui la placenta penetra quasi completamente il muscolo dell'utero, gravata da un'alta percentuale di morbilità e mortalità materno-fetale. Statisticamente questa malattia riguarda una gravidanza ogni 40mila. L'intervento è stato eseguito alcune settimane fa. Mamma e bambina, presenti oggi alla conferenza stampa, stanno bene.
L'intervento
Sono intervenute le equipe di Ostetricia e Ginecologia, di Radiologia interventistica, di Urologia e di Anestesia e Rianimazione 1: i sanitari hanno effettuato un taglio cesareo con embolizzazione delle arterie ipogastriche – vasi che irrorano la pelvi – e successiva asportazione totale dell’utero. L’intervento è durato diverse ore. In sala operatoria si sono alternati Urologi (dottori Corradino Di Pietro e Cosimo De Carne) i Radiologi (dottori Federico Casari e Cristian Caporali), Ginecologi (dottoressa Giannina Contu, dottori Carlo Alboni e Antonino Farulla), Anestesisti Rianimatori (dottoresse Lara Donno e Ilaria Cavazzuti). Con loro il personale infermieristico delle sale operatorie di Ostetricia e Ginecologia. "Questo tipo di interventi - commenta il direttore generale Claudio Vagnini - possono essere effettuati solo in ospedali di terzo livello come quello di Modena. In queste strutture, infatti, sono presenti tutte le necessarie professionalità e competenze che insieme possono ottenere grandi risultati a beneficio di tutti".
La ricerca di una gravidanza
“La paziente, che al momento ha 43 anni – spiega il professor Antonio La Marca, Direttore di Ostetricia e Ginecologia – era da me seguita sin dal 2021 perché alla ricerca di una gravidanza. Tra i vari esami diagnostici è stata eseguita un’isteroscopia che ha evidenziato iperplasia endometriale atipica, da considerarsi come precursore del tumore dell’endometrio e che viene normalmente trattato con l’isterectomia, ovvero l’asportazione dell’utero. Ovviamente la paziente ha optato per un trattamento conservativo.
Abbiamo quindi somministrato alla paziente progesterone ad alte dosi per molti mesi ripetendo a cadenza trimestrale delle biopsie endometriali. Dopo quattro esami istologici negativi (che dimostravano, cioè, la regressione delle atipie cellulari), è stata innescata la gravidanza con specifiche terapie mirate. Già durante il primo trimestre si visualizzavano con l’ecografia delle lacune vascolari a livello placentare che premonivano per un’alterata placentazione". E continua La Marca: "A questo punto la dottoressa Bertucci della Diagnosi Prenatale e la dottoressa Fiocchi della radiologia confermavano, rispettivamente con ecografia e risonanza magnetica, che si trovavamo di fronte a un quadro particolare di accretismo placentare, definito placenta increta".
Il team multidisciplinare
Una volta effettuata la diagnosi, è stato attivato dal prof La Marca un team multidisciplinare costituito da: ecografisti esperti di medicina prenatale, chirurgi ginecologi, ostetrici, anestesisti, radiologi, radiologi interventisti, urologi, neonatologi. La paziente viene attentamente seguita dalla dottoressa Bertucci del servizio di Diagnosi Prenatale e dalla professoressa Isabella Neri e dottoressa Monari del reparto di Gravidanza Intensiva.
Il problema alla 33esima settimana di gravidanza
Nelle settimane successive mentre il feto si sviluppava e cresceva nel modo più opportuno, la placenta invadeva tutti gli strati dell’utero andando in stretto contatto con la vescica e i grandi vasi sanguigni della pelvi. Alla 33° settimana di gravidanza, viene riscontrato un arresto della crescita fetale con alterazione flussimetrica e riduzione del liquido amniotico per cui la paziente è stata immediatamente ricoverata. E’ stato convocato quindi tutto il team che in modo unanime ha deciso di programmare l’intervento che consiste in embolizzazione delle arterie ipogastriche, posizionamento di stent ureterali, taglio cesareo con incisione ombelico-pubica e isterectomia totale dopo l’estrazione per ridurre al minimo il rischio emorragico conseguente.