"Mamma uccisa per amore Ho perdonato mio padre"

Pena ridotta al 77enne, la figlia vignolese: "Lei stava male, volevano morire insieme"

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"Lo so per certo che nessuno dei due poteva concepire una vita senza la presenza dell’altro. Ecco perché ho perdonato papà". Lo sguardo della vignolese Tania è disarmante. Mai avrebbe voluto apparire in una storia del genere. La storia della sua famiglia, con mamma Maria Rosa Elmi, 73 anni casalinga, uccisa nel Bolognese dal marito Mauro Bergonzoni, quattro in più, contadino con la passione per la caccia. "Il loro – fa sapere con dolcezza – è sempre stato un amore platonico, d’altri tempi". Lo ha capito anche l’Assise che l’altro pomeriggio, su richiesta esplicita del pm Marco Forte e degli avvocati Eva Biscotti ed Ettoreantonio Di Lustro, ha derubricato l’accusa di omicidio volontario aggravato (rischio ergastolo) in omicidio del consenziente con una condanna finale di 8 anni (contro i 5 chiesti).

"I miei – riparte Tania, che abita a Vignola – hanno vissuto gli anni del matrimonio in perfetto accordo, amandosi profondamente". Il sì nel 1975 dopo anni di fidanzamento. "Li vedevi camminare per Castello di Serravalle – dicono dal loro paese – a manina e quando si guardavano negli occhi sembravano fidanzatini". D’un tratto però la vita cambia e il destino beffardo ci mette lo zampino. Maria Rosa inizia a stare male, "accusava un fortissimo dolore alle gambe ma non si è mai trovata né l’origine né la cura". I giorni diventano sempre più difficili, la donna fatica a camminare, a stare in piedi e allora pensa Mauro a tutto che per lei si fa in quattro. "A seguito della malattia – riprende Tania – mamma incominciò a soffrire di una forte depressione (tentò anche il suicidio, ndr). Il loro rapporto divenne assoluto, esclusivo perché mamma voleva vicino a sè mio padre in qualsiasi situazione e lui viveva per accudirla e per cercare di alleviarle le sofferenze. Questo portò a una chiusura verso gli altri, nemmeno io sono riuscita a rendermi conto fino in fondo di quel profondo malessere".

Mauro, chiedeva sempre lei, voglio morire. Uccidimi.

Lui tutte le volte tergiversava, prendeva tempo, cambiava discorso. Fino a cedere definitivamente il 21 agosto 2021 quando, dopo aver lasciato un biglietto alla figlia (Abbiamo deciso insieme di farla finita), chiusi in auto il 77enne sparò un colpo al cuore della sua Maria Rosa per poi puntare il fucile contro di sè: due colpi alla pancia che non furono letali solo grazie all’arrivo di un pescatore. Il pensionato, dopo un lungo ricovero in ospedale e in casa di riposo, ora è pronto a tornare a casa dove trascorrerà la detenzione domiciliare. Accanto a Tania che, giura, quel gesto estremo l’ha capito fin dal primo momento.

"Perché era amore vero. E per questo l’ho perdonato".

Nicola Bianchi