VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Marcia globale per Gaza: "Musicista trattenuto ore all’aeroporto del Cairo"

Enrico Solieri, 45 anni, bloccato con altri italiani prima di entrare in Egitto. La delegazione pro Palestina, attesa domani al valico di Rafah: "Chiusi in stanze. e circondati da forze militari". Alcuni poi rilasciati, altri invece rimpatriati.

La partenza di alcuni partecipanti per la marcia globale per Gaza

La partenza di alcuni partecipanti per la marcia globale per Gaza

"La situazione che abbiamo affrontato è stata pesante, con persone bloccate per ore in condizioni difficili: non avevano il permesso di andare in bagno e neppure di bere o mangiare. Qualcuno è stato trattenuto una decina di ore, altri venti e a tutti sono stati ritirati i passaporti".

C’è anche il modenese Enrico Solieri tra le persone, tra cui diversi italiani, trattenute dalle autorità egiziane, una volta arrivate al Cairo. Solieri, infatti, musicista di 45 anni, si è unito alla delegazione global march, la marcia globale per Gaza. Si tratta di una manifestazione internazionale di solidarietà verso la Palestina che però non è stata autorizzata: per questo motivo al loro arrivo i partecipanti sono stati fermati nell’aeroporto della capitale.

La manifestazione, al valico di Rafah, è prevista per domani. Con loro anche tantissimi Pro Pal da altri Paesi.

Fonti della delegazione spiegano di essere stati poi rilasciati, così come Solieri. "Ci hanno ritirato i passaporti e non ci hanno permesso di andare in bagno – raccontano –. Eravamo circondati da forze militari ma tutto è poi rientrato grazie all’intervento della nostra ambasciata al Cairo. Gli aeroporti restano sotto controllo e anche la città" spiegano ancora.

Solieri ha fatto sapere di essere rimasto 14 ore in aeroporto insieme ad altri, una trentina di italiani, chiusi in un paio di stanze, "poi ci hanno fatto entrare in città".

L’Egitto in queste ore ha voluto attivare un’unità di crisi "per monitorare l’afflusso delle persone e per esaminarne i visti, autorizzando l’ingresso di alcuni e ordinando il rimpatrio di altri".

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che il caso è stato "seguito minuto per minuto" da un team del consolato e da un funzionario dell’ambasciata, che si sono prodigati per fornire tutta l’assistenza possibile. "Siamo tanti e da tutta Italia: ci sono stati rimpatri forzati e persone che, alla fine, non se la sono sentita di unirsi a noi. La delegazione più numerosa è quella lombarda ma ci sono tante persone anche da Lazio e Piemonte, così come dall’Emilia Romagna". La delegazione – di cui fa parte anche Enrico – spiega di non aver ricevuto alcuna autorizzazione a manifestare.

"Andiamo avanti comunque – sottolineano – ma ci rimettiamo alle decisioni del Governo egiziano: non vogliamo forzare le decisioni del Governo e creare problemi, siamo un movimento pacifico. Le condizioni di libertà sono limitate e non vogliamo mettere gli egiziani in situazioni di pericolo".

I partecipanti alloggiano in strutture diverse: "Ci serve per stare al sicuro – affermano ancora – i militari erano entrati in vari alberghi prelevando le persone, anche chi aveva passaporti doppi. Insieme ad Enrico avevano preso tre trentini e sette lombardi di prima mattina, tenendoli da dieci a venti ore e ne hanno rimpatriati altri. Cinque – spiegano ancora – sono stati rimandati a Istanbul; tutti cittadini italiani". La delegazione sottolinea però di non essere stata sottoposta a violenza alcuna.

"Solo intimidazioni e strattonamenti: uno di noi è rimasto tre ore in piedi con lo zaino addosso e a nessuno è stato concesso bere o mangiare ma la nostra posizione è quella di non reagire mai: provocazione e resistenza incitano alla violenza".