Mario Ruocco morto di Covid a 15 anni. "Il virus è diventato più aggressivo coi giovani"

Lo sgomento di Elisabetta Scalera, pediatra del ragazzino morto: "Non era diabetico o iperteso e non aveva problemi cardiaci"

Una foto di Mario Ruocco

Una foto di Mario Ruocco

Modena, 19 giugno 2021 - Aveva combattuto con la forza e la grinta di un leone già dalla nascita, essendo venuto al mondo prematuro. Ma, pian piano, era riuscito a superare tutte quelle piccole complicazioni che si erano poste dinanzi al suo cammino. Ha lottato anche quando il virus lo ha reso sempre più debole ma, alla fine, il Covid ha avuto il sopravvento. Come si fa a morire a 15 anni per Covid? E’ quello che tutti si chiedono dopo il decesso del giovane studente Mario Ruocco, originario di Sant’Egidio del Monte Albino (Salerno). L’adolescente si è spento lo scorso martedì nella terapia intensiva dell’ospedale di Baggiovara dopo che, tre mesi fa, il dieci marzo, era stato ricoverato al Sant’Orsola a causa dei gravi sintomi legati al virus. Il nonno paterno, che porta il suo stesso nome, ogni quindici giorni era solito far visita al nipotino in ospedale e di recente, proprio al sindaco del paesino, aveva annunciato un miglioramento delle condizioni del 15enne che però, purtroppo, sono alla fine precipitate. Giovedì, nella chiesa di San Pio Decimo si sono svolti i funerali, a cura dell’agenzia San Martino e tutti i compagni delle Lanfranco e del Venturi gli hanno dedicato un ricordo e un grande cuscino. Eppure Mario non era affetto da alcuna patologia, come spiega la pediatra che l’ha seguito sin dalla nascita, la dottoressa Elisabetta Scalera.

Mario Ruocco morto di covid a Modena: "Organi stremati dagli effetti del virus"

Che ragazzo era Mario? "Aveva vinto tante battaglie, eppure non è riuscito a sconfiggere il Covid. Era nato prematuro, con una sofferenza fetale, e lo seguivo da quando era stato dimesso".

Negli anni aveva avuto altre difficoltà? "L’ho avuto in cura fino al 14° anno di età, ovvero quando l’assistenza pediatrica si ferma. Ha avuto un iter non facile, connesso alle problematiche della prematurità, ma era diventato un ragazzone grande, educato, gentile, affettuoso e molto dolce. Un ragazzo che è venuto al mondo e ha lasciato questa terra con molta sofferenza. Questo rende la sua perdita difficile da superare per tutti, soprattutto per i genitori".

Si poteva considerare a rischio? "No, non aveva problematiche cardiache, non era diabetico o iperteso. Come tanti aveva avuto qualche complicazione che aveva poi superato. Alla fine dell’iter evolutivo l’ho visto bene: aveva recuperato tutto e non aveva problemi da un punto di vista di patologie importanti".

C’erano state patologie in passato? "Non che interessassero gli organi vitali: aveva avuto una dismetria agli arti seguita da intervento e riabilitazione ma, ripeto, non aveva patologie particolari come l’epilessia o la cardiopatia. Non conosco il suo decorso clinico, ma non aveva complicanze polmonari, ad esempio, e la prematurità non rientra tra i fattori di rischio".

Cosa può averlo condotto alla morte, seppur così giovane? "Il Covid è il covid: ha avuto complicanze relative alle infezioni che il virus causa. Teniamo presente che in questa seconda ondata si sono registrati tremila casi di ricoveri ospedalieri in età pediatrica: nella prima erano stati 388. Molti sono stati ricoverati in terapia intensiva per sindrome infiammatoria multisistemica. I soggetti deceduti sono stati 27; nel corso della prima ondata quattro".

I segni del Covid rimangono anche sui giovani? "Sì, sempre più spesso si annoverano casi di sindrome da Long Covid: parliamo di stanchezza cronica, mal di testa e difficoltà cognitive"