Modena, 15 settembre 2024 – La Filosofia trionfa anche nella seconda giornata del Festival, ispirato in questa edizione alla ‘Psiche’. Tra le attese e molto applaudite protagoniste, Michela Marzano, professoressa di Filosofia morale all’Università Paris V - René Descartes, ora Paris-Cité, che ieri pomeriggio in piazza Grande a Modena, ha incantato il pubblico con la lectio ‘Dimmi chi sono’, ovvero ‘Quando l’identità è una prestazione’. Iniziando, come sua consuetudine, dalla lettura di una fiaba, la Marzano ha affrontato un tema che riguarda tutti, ossia quello dell’identità personale, partendo dalla domanda ‘Chi sono io?’. "Un interrogativo nato come semplice – ha affermato la professoressa – ma a cui il filosofo del XVII secolo John Locke ha dato una risposta complessa: per capire chi siamo è necessaria la consapevolezza del noi, la responsabilità di quello che abbiamo fatto e la memoria di questo. Con il tempo – ha proseguito – la prospettiva si è ribaltata. A fronte dell’essere non monolitico della persona, la domanda è diventata complessa richiedendo la scoperta dell’inconscio ma la risposta semplicistica, in quanto sono gli altri a dirci chi siamo". "Da piccoli, adolescenti, non si ha la coscienza di chi si è e dunque lo si chiede agli adulti che però troppo spesso rispondono in base ai sintomi: il problema del cibo (allora sei un’anoressica), dell’ansia. Ecco, dunque, il grande dramma delle ‘etichette’ che finiscono per chiudere dentro una gabbia rendendo difficile poi essere ‘altro’". Altro tema affrontato dalla scrittrice è stato quelle delle aspettative: "A quale sistema di aspettative sono sottoposte le persone nel contesto delle nostre società? Quali sono le prestazioni attese, in tema di processi identitari o di identificazione e riconoscimento di sé? Tutte domande che confondono sempre più su chi si è". Una identità che può schiacciare può avere un’accezione positiva? "Occorre distinguere tra il dire ‘tu sarai’ e il ‘ci sono le possibilità che tu sarai’: quello devono fare gli adulti, aprire gli spiragli delle possibilità rispetto a determinati ruoli e azioni, per evitare il ‘dovere fare/essere’ che invece schiaccia la persona e la sua personalità, aggiungendosi anche il rischio di addossare al giovane delle aspettative, appunto, solo come rivincita di frustrazioni personali (‘Tu sarai quello che io non sono riuscito a diventare’)". Come giustamente ci si aspettava nell’ambito di una Festival dedicato, la Marzano ha anche spiegato cosa rappresenta per lei la Filosofia: "E’ stato il mio primo modo di trovare la parole per dire quello che sentivo e fare domande agli adulti, i famosi ‘perché’; è il mio modo per mettere ordine, io che non ho senso dell’orientamento (ancora per muovermi a Modena dopo tanti anni devo mettere il navigatore, ha affermato ridendo); mi permette di collegare i concetti e tutto diventa chiaro: la Filosofia per me è Luce".
In merito al rapporto della Filosofia con il tema di quest’anno, ‘Psiche’, la scrittrice ha ribadito che essa consente di fare una "mappatura delle questioni esistenziali, di formulare meglio le domande, i famosi ‘perché’ dei miei stessi nipotini. Ci consente di legare la parte della consapevolezza a quella opposta della non consapevolezza".