"Covid, ecco la mascherina che distrugge il virus"

Ideata dall’azienda tessile ’Fanny’ di Nonantola: "La componente idro-oleofobica lo ’scaccia’ in modo che non attecchisca"

Le mascherine ideate dall’azienda modenese sono lavabili e quindi ecologiche

Le mascherine ideate dall’azienda modenese sono lavabili e quindi ecologiche

Modena, 24 ottobre 2020 - Una mascherina che non solo protegge ma è in grado di distruggere il virus. E’ stata ideata e realizzata dall’azienda Fanny di Nonantola, una delle tante realtà italiane costrette a reinventarsi nell’era della pandemia da covid 19. Specializzata nel taglio e confezionamento di abbigliamento, sta riemergendo da uno ‘tsunami’ che ha spazzato via circa il 70, 80 per cento della produzione. Già dal primo picco di marzo non si è persa d’animo e ha intuito una possibilità che avrebbe potuto salvarla. D’altra parte per un’azienda del tessile il passo è breve e, grazie ad una formazione tecnica, a clienti collaudati e soprattutto ad una buona dose di intraprendenza è riuscita a resistere mantenendo tutti i suoi 30 dipendenti senza attivare la cassa integrazione. "Noi veniamo dall’abbigliamento, siamo abituati a vestire le persone – spiega il titolare Stefano Cerchiari – e anche in questo caso vogliamo realizzare un prodotto bello e sicuro grazie ad un sistema di lavaggio che crea un principio attivo idro oleofobico in grado di respingere le droplets e uccidere il virus. Siamo stati obbligati a rimetterci in gioco e a trovare soluzioni alternative alla moda– prosegue Cerchiari – il passaggio alle mascherine ci ha aiutato ma ci ha permesso anche di perfezionare il prodotto e arrivare a questi standard ottendendo in sei mesi la certificazione". Ma come funziona il meccanismo speciale della mascherina ‘Unica Total Defence’? "Ha le stesse caratteristiche della FP2 ma con un elemento in più – spiega Alberto Borghi, chimico e tecnico dell’azienda – visto che il virus ha una membrana lipidica e quindi si attacca a superfici che sono bagnabili facilmente, abbiamo inserito questa componente idro oleofobica che impedisce al virus di attaccarsi. Le droplets che possono arrivare sulla mascherina non trovano così attecchimento e nel caso in cui una goccia riuscisse ad attecchire questo principio è in grado di ossidare e distruggere la membrana del virus al 97 per cento dopo due ore, oltre il 99 per cento dopo sei; un grande traguardo considerando che su una chirurgica classica il virus può rimanere anche fino ad una settimana".

Le macchine non si fermano mai all’azienda Fanny; seguendo un protocollo molto rigoroso macinano una media di tremila mascherine ‘fashion’ ad alta tecnologia oltre alle classiche con le quali hanno iniziato agli esordi della pandemia e che ‘viaggiano’ a ritmo di diecimila al giorno, numeri questi potenziali anche per le ‘Unica’. I risultati non si sono fatti attendere; Fanny esporta in tutta Italia e anche all’estero, in particolare in Francia, ma soprattutto rifornisce di mascherine suoi clienti storici come Maserati, Ferrari, Protezione Civile e Università di Bologna "E’ un’esperienza che racconta come in Emilia Romagna il settore produttivo sappia riconventirsi di fronte alle difficoltà – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente Irene Priolo, ieri in visita allo stabilimento di Nonantola – è stata in grado di unire conoscenza del territorio e ricerca. Inoltre si tratta di mascherine lavabili dunque anche performanti dal punto di vista ambientale. Poi c’è un altro aspetto molto importante – ha concluso l’assessore – questa azienda ha una forte presenza femminile e sappiamo come l’occupazione delle donne sia stata colpita in modo pesante dalla pandemia".