Massimo Bottura gestirà il ristorante Cavallino a Maranello

Il sogno dello chef pluristellato che ‘svela’: "Una cucina tradizionale, ma senza nostalgia. Progetto nato con Elkann e Marchionne. I dipendetti della Ferrari verranno a fare festa qui"

John Elkann e lo chef stellato Massimo Bottura

John Elkann e lo chef stellato Massimo Bottura

Maranello (Modena), 6 novembre 2019 - «Sarà una cucina profondamente tradizionale senza però mai essere nostalgica: il mio sogno è vedere i dipendenti Ferrari venire al Cavallino a festeggiare i giorni più importanti della loro vita». Tra i traguardi tagliati proprio in queste ore fra la Francia e gli Stati Uniti, lo chef Massimo Bottura trova il tempo di annunciare un altro progetto storico per il territorio modenese: la gestione del ristorante il Cavallino di Maranello a partire dalla fine del 2020. Un matrimonio che origina da lontano, pensato con Sergio Marchionne e Jhon Elkann qualche anno fa, concepito inizialmente coinvolgendo Maserati e poi esteso alla Ferrari.

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Bottura, come è nata esattamente l’idea? «A questo punto della mia vita ho la fortuna di poter decidere di lavorare con le persone con le quali mi piace lavorare. Penso per esempio alla collaborazione con Marco Bizzarri e con Gucci, con il quale aprirò a gennaio ‘l’Osteria Gucci’ a Beverly Hills, la Franceschetta, Francescana@mariluigia, ’Torno subito’ a Dubai. E anche l’idea del Cavallino nasce sempre da un’amicizia di lungo corso, con Sergio Marchionne e Jhon Elkann, con i quali spesso discutevamo di sinergie tra brand vincenti, un connubio da cui tutto il territorio poteva trarne beneficio. Questo progetto nasce da un rapporto umano profondo prima di tutto tra persone che si trovavano bene tra loro, da conversazioni lunghissime su come si poteva sviluppare ancora marketing territoriale facendo dialogare le meraviglie della nostra terra tra di loro. Alla fine il progetto ha visto la luce, ma non senza ostacoli».

A cosa si riferisce? «Beh, unire Il gruppo Francescana con la Ferrari vuol dire integrare due mondi di eccellenza con i loro punti di forza ma anche con le loro identità irrinunciabili, non è stato per nulla facile. Io ho sempre creduto nell’Emilia come terra di slow food e fast cars (cibo lento e auto veloci ndr), un mood che noi emiliani conosciamo bene nel momento in cui aspettiamo 25 anni per bere un aceto o ci emozioniamo davanti a un motore a 12 cilindri. Mi piacerebbe poter proporre questa visione a chi viene da fuori. Abbiamo lavorato tanto e alla fine il progetto si è concretizzato grazie al Chief brand diversification officer Nicola Boari, l’aministratore delegato Louis Camilleri, Piero Ferrari».

Che tipo di locale sarà il nuovo Cavallino? «Guarderemo al passato con enorme rispetto per una storia come quella della Ferrari e della Maserati. Sarà una cucina profondamente tradizionale, ma critica, senza essere, e questo lo voglio sottolineare, mai nostalgica. Proietteremo il meglio del passato nel futuro. Sa qual è il mio sogno?».

Qual è? «Il mio sogno è vedere i dipendenti Ferrari venire a festeggiare i più bei giorni della loro vita al Cavallino. Poi naturalmente offriremo anche un grande servizio ai numerosi turisti stranieri che vengono a Maranello a visitare il museo Ferrari, sono centinaia di migliaia. Ma sia chiaro che il ristorante sarà aperto a tutti, a chi lavora in Ferrari e a tutti i coloro che vivono e amano il nostro territorio».

Una delle curiosità infatti è se il nuovo Cavallino potrà assomigliare alla ‘Francescana’ di Modena, anche in termini di prezzi. «Parliamo di due target diversi e quindi di politiche di prezzo totalmente differenti tra le due realtà».

Può anticipare qualcosa sul menù? «Al momento no, possiamo dire che stiamo studiando diverse formule e soluzioni, ma è ancora prematuro per parlarne. È un grande onore per noi provare a riportare il Cavallino alle origini, allo stile che aveva negli anni ’50, quando nacque il mito Ferrari ed Enzo Ferrari guardava i gran Premi. Crediamo possa essere una grande opportunità per il territorio per crescere ancora e intercettare l’interesse dei visitatori nazionali e internazionali».