Modena, morte di Mattia Dall'Aglio. "Aveva aritmie, si poteva salvare?"

Nuotatore morto, la difesa chiederà approfondimenti sulla salute del ragazzo

Mattia Dall'Aglio

Mattia Dall'Aglio

Modena, 19 maggio 2019 - Aveva problemi di aritmie tanto da restare per qualche tempo in osservazione. Aritmie causate da una patologia cardiaca congenita che ha portato al decesso. Si sarebbe potuti intervenire prima, indagando sul grave problema di salute? Poteva essere salvato Mattia? E’ su queste domande fondamentali che verterà la memoria degli avvocati di parte civile, ai quali si è rivolta la famiglia del nuotatore Mattia Dall’Aglio, il reggiano 24enne deceduto lo scorso agosto a causa di un arresto cardiocircolatorio mentre si allenava nella stanza adibita a palestra nelle piscine dei vigili del fuoco. Nei giorni scorsi la consulenza, un fascicolo corposo, è stata depositata in procura. Da essa si evince come Mattia fosse affetto da un problema congenito ma - spiegano i legali dei genitori - di problemi, aritmie, il giovane sportivo ne aveva avuti in passato. Era possibile fare indagini più approfondite sul cuore di Mattia? Secondo gli avvocati il quesito non sarebbe stato sviscerato nella consulenza tecnica irripetibile disposta dalla procura.

Ma non c’è solo una fase precedente al decesso sulla quale i legali e la famiglia vogliono far luce. Infatti c’è anche il quesito principe, ovvero il lasso di tempo trascorso tra il malore e il rinvenimento del corpo del giovane.

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La probabile richiesta dei legali, infatti, sarà quella di interpellare un altro consulente per stabilire la possibilità di intervento o meno. Secondo gli avvocati, infatti, la consulenza depositata nei giorni scorsi anche su questo aspetto non avrebbe fornito risposte certe. «Mi interessa solo capire, tutto qua. Parleremo quando sarà il momento giusto. Lui era il mio unico figlio ed ora non c’è più e questo è quello che so», ha commentato il papà di Mattia, Gianluca Dall’Aglio, in questi giorni all’estero per lavoro.

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L’esito dell’accertamento tecnico, effettuato in un centro specializzato di Padova sul cuore del ragazzo è in mano al pm Katia Marino, che coordina le indagini affidate alla squadra mobile. I consulenti avevano chiesto prima di Natale una proroga al deposito della perizia, come aveva specificato all’epoca il procuratore capo Lucia Musti. Tre i medici che avevano inizialmente ricevuto l’incarico a Modena: quello nominato dalla procura, il secondo dalla famiglia e il terzo dai due indagati. Ma, dopo l’autopsia eseguita al Policlinico, nell’ambito della consulenza è stato deciso di inviare il cuore del nuotatore a Padova per un approfondimento. Un’indagine effettuata in un centro specializzato per capire, in sostanza, cosa abbia provocato l’arresto cardiocircolatorio in un ragazzo così giovane e, all’apparenza, senza alcun problema di salute ma anche, appunto, per stabilire l’orario dell’arresto cardiaco. Ma i problemi, in realtà, erano emersi anche in passato, con diversi episodi di aritmie. Si poteva intervenire prima per salvare Mattia?

E’ a questa domanda che ora i genitori del ragazzo cercano risposta.