Maxi polo commerciale E’ battaglia a Nonantola

Il fondo Consolata ospiterà un supermercato, negozi e un b&b: contrari ambientalisti e Progetto 2030

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Per il via libera definitivo da parte del Comune ci vorrà ancora qualche mese ma la strada è tracciata: il fondo Consolata a Nonantola, un grande terreno agricolo, diventerà un maxi polo commerciale con un supermercato, negozi, capannoni produttivi e un bed and breakfast. Contro il progetto, di cui si parla da oltre quarant’anni, si schiera il gruppo di opposizione Nonantola Progetto 2030 (ex alleati del centrosinistra) che ha votato contro l’autorizzazione ai proprietari a presentare il piano discussa alcuni giorni fa in consiglio comunale: il via libera a presentare il piano è stato dato e tra sei mesi il progetto tornerà in consiglio per la votazione. Contrari anche gli ambientalisti a cui l’assessore all’Ambiente e pianificazione territoriale e urbanistica Elena Piffero ha scritto una lettera per spiegare che l’amministrazione ha le mani legate: "Ne avremmo fatto volentieri a meno ma si tratta di un insediamento commerciale-direzionale contenuto nel vecchio piano regolatore e tutt’ora in vigore". La situazione del Fondo consolata "è una pesante eredità i cui nodi, vecchi di decenni, stanno venendo al pettine" scrive Piffero agli ambientalisti.

Il piano regolatore che individua nel terreno una zona commerciale risale al 2007-2008 e la Provincia, nel piano provinciale (Poic) concesse per quell’area la possibilità di costruire strutture per vendita alimentare fino a 1500 metri (il classico supermercato di quartiere) e strutture medie non alimentari per un totale di 10mila metri quadrati. Il consiglio comunale di Nonantola nel 2010 approvò il piano particolareggiato e un anno dopo fu firmata una convenzione urbanistica con i proprietari che ora, dopo dieci anni, rivendicano il diritto a costruire. "Ci si è trovati quindi nella non invidiabile posizione di dover fare i conti con diritti già acquisiti da parte dei soggetti attuatori e con previsioni di tipo commerciale già definite, di competenza provinciale, su cui l’amministrazione comunale non ha controllo – spiega l’assessore – aleggia poi su tutto questo il fantasma di possibili interventi nazionali di incentivo al settore delle costruzioni, in un’ottica di rilancio dell’economia post-Covid19, che potrebbero dare nuovo impulso a iniziative edificatorie anche di tipo speculativo".

L’unica cosa che il Comune può fare è cercare di convincere i proprietari a ridurre la superficie edificata, "stiamo trattando, siamo passati da 40mila metri a 20mila" spiega l’assessore che punta, in questi sei mesi, a ridurre il più possibile l’impatto sull’area intorno su cui punta il dito Legambiente.

"L’impatto sul traffico indubbiamente ci sarebbe, ma sarebbe ancora peggiore con una estensione urbanizzata doppia".

Silvia Saracino