«Medardo è stato ucciso, ne sono certo»

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Una morte dalla dinamica ancora ben poco chiara, quelle prostitute trovate dai carabinieri nel suo appartamento di Sassuolo, che gettano un’ombra su una vita altrimenti regolare, vale a dire senza precedenti. La procura ha aperto un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti a seguito del rinvenimento, martedì mattina verso le tre, dei resti carbonizzati di un uomo dentro la sua Fiat Panda completamente bruciata, in via Caruso. Quell’uomo, ormai i dubbi sono pochi anche se manca la prova provata che dovrebbe arrivare dalla medicina legale, era Medardo Fili, pensionato di 61 anni, vedovo. La decisione del pubblico ministero Monica Bombana di ipotizzare uno scenario del genere, mentre non si esclude al contempo un gesto volontario, è quasi un atto dovuto, nel senso che dietro il rogo dell’auto, che ha cancellato praticamente ogni possibile prova a sostegno dell’una o dell’altra tesi, non si può per il momento escludere la sussistenza dell’ipotesi peggiore, proprio quella del coinvolgimento di un’altra persona, che avrebbe ucciso Fili per poi forse sbarazzarsi col fuoco del cadavere. Chi conosceva e frequentava il pensionato è combattuto sulle possibili cause della sua morte. Perché se da un lato c’è la voce di chi ritiene sia stato ucciso, come quella del fratello, dall’altra arrivano anche parole che avvalorano eccome la tesi del suicidio, citando un precedente peraltro recente. Per ascoltarle, tutte, bisogna andare a Sassuolo. A essere convinto appunto che Medardo sia stato ucciso è il fratello Remo Fili, componente di una famiglia numerosa che contava quattro donne e tre uomini.

«Qualcuno gli ha dato fuoco – dice il signora Remo – non credo proprio si sia ucciso. Io non sapevo che aveva della gente in casa, l’ho appreso oggi. Aveva dei problemi economici, non pagava l’affitto da mesi, tante volte mi ha chiesto dei soldi, ma non ho mai capito per che cosa li spendesse. Una volta ha riempito la casa di piante e fiori. Forse qualcuno lo ha ammazzato per motivi economici». Remo non vedeva il fratello da un mese, da quando cioè insieme sono andati a Scandiano per una faccenda di famiglia.

Di segno opposto invece la versione di una coppia ospitata in una specie di subaffitto da Medardo, in via Magenta dove il 61enne vive tra gli altri con una giovane compagna di 22 anni bulgara. Mario e Gabriela tengono prima di tutto a precisare che «non tutte le persone che trovavano alloggio in casa di Medardo sono prostitute». I due sono praticamente sicuri che il 61enne si sia ucciso perchè nel giro di qualche settimana «lo avrebbero mandato fuori di casa, sfrattato dopo la lettera che aveva ricevuto dal proprietario. La famiglia da quello che sappiamo intendeva trovare per lui un posto in un istituto,lui non voleva. Noi quando abbiamo visto quella lettera siamo rimasti sconvolti perché noi gli pagavamo regolarmente l’affitto: dove finivano i nostri soldi? Aveva già provato a uccidersi un mesetto fa, nella stessa maniera, ma non ci era riuscito. È tornato a casa con un forte odore di gasolio addosso. Una volta disse che si sarebbe dato fuoco, e stavolta purtroppo lo ha fatto davvero».

Francesco Vecchi

e Gianpaolo Annese