OTTAVIA FIRMANI
Cronaca

Medici di famiglia preoccupati: "Se passa la riforma del Ministero perdiamo il contatto con i territori"

Cintori (Fimmg) sulla proposta di legge che prevede l’assunzione dei dottori dal Servizio sanitario nazionale "Mancherebbe la continuità. Ai pazienti sarà assegnato il professionista di volta in volta disponibile"

Cintori (Fimmg) sulla proposta di legge che prevede l’assunzione dei dottori dal Servizio sanitario nazionale "Mancherebbe la continuità. Ai pazienti sarà assegnato il professionista di volta in volta disponibile".

Cintori (Fimmg) sulla proposta di legge che prevede l’assunzione dei dottori dal Servizio sanitario nazionale "Mancherebbe la continuità. Ai pazienti sarà assegnato il professionista di volta in volta disponibile".

Modena, 16 marzo 2025 – "Il problema principale è perdere il rapporto umano con il paziente, allontanarsi da quel rapporto di fiducia che ha da sempre caratterizzato il lavoro del medico di famiglia". Parla così il medico di medicina generale Dante Cintori, nonché segretario provinciale per Modena della Federazione italiana medici di medicina generale, a proposito della proposta di legge attualmente al vaglio del Ministero della Sanità. Si tratta di una ipotesi su una possibile riforma dei contratti dei nuovi medici di base: dottori e dottoresse che verrebbero assunti in futuro dal Servizio sanitario nazionale e non più tramite convenzione, e dunque da liberi professionisti. Con questa proposta di legge a cambiare sarà la condizione stessa dei nuovi medici: dovranno operare sia nei propri studi che nei nuovi presidi territoriali, tra cui le Case di comunità, garantendo la copertura dalle 8 alle 20 per un impegno settimanale stabilito di 38 ore da suddividere tra assistenza diretta ai pazienti e programmazione territoriale. "Se ne parla – commenta Cintori – ma non abbiamo avuto alcuna certezza per ora, so che alcune Regioni spingono per la nostra dipendenza".

Posizione della Fimmg sulla proposta

Dottor Cintori, come Fimmg qual è la vostra posizione in merito alla proposta?

"Noi siamo nettamente contrari, come già abbiamo definito in un primo consiglio nazionale a gennaio, un secondo a febbraio e come faremo nel consiglio già programmato a marzo".

Ragioni alla base del dissenso

Cosa vi porta ad essere contrari?

"La cosa fondamentale è che diventando dipendenti del Sistema sanitario nazionale diventiamo anche meno radicati sul territorio, come avviene per i medici dell’ospedale. Quando ci si rivolge per una visita in base alle disponibilità del medico e della struttura si viene assegnati e non è detto che sarà sempre lo stesso medico a curare e visitare lo stesso paziente. Quindi, viene meno il rapporto tra medico generale e paziente".

Impatto della riforma sulla carenza di medici

Parlando di numeri e personale, questa riforma aggraverebbe la carenza di medici? "Terribilmente. Quando sono diventato segretario provinciale Fimmg, nel 2008, in provincia eravamo 520 medici di famiglia. Adesso siamo 409. In 17 anni abbiamo perso 110 medici. Semplicemente non ci sono più medici di medicina generale, e siamo costretti a chiedere, soprattutto nelle zone più periferiche ma anche nelle città, una mano. A Carpi a breve andranno in pensione 3 medici, che lasceranno scoperti più di 4.000 pazienti. Sono medici che non sappiamo con chi sostituire, pazienti che non sappiamo a chi affidare. In provincia di Modena, se venisse approvata questa riforma, 165 medici andrebbero in pensione nel giro di 60 giorni, ovvero il tempo di preavviso per il pensionamento. Questo perché a Modena ci sono 165 medici che hanno dai 62 ai 70 anni, e cioè in età da pensione. A Pievepelago abbiamo medici settantaduenni perché altrimenti i pazienti non avrebbero copertura".

Conseguenze occupazionali della riforma

E a livello di occupazione, cosa cambierebbe?

"Ci sarebbero gravi conseguenze anche per questo motivo: in provincia di Modena 295 medici hanno una figura che si occupa della segreteria e 215 medici hanno al loro fianco infermieri. Persone che sono assunte dal medico di base, che paga il loro stipendio. Se i medici di base diventano dipendenti, a loro volta queste figure professionali diventerebbero immediatamente disoccupate, persone che faticherebbero a trovare posti di lavoro. Solo nella provincia di Modena si creerebbero 510 disoccupati con una sola riforma".

Organizzazione del lavoro e sfide logistiche

Nell’organizzazione del lavoro cosa cambierebbe?

"Questo è un altro grosso problema: un medico di famiglia non ha orari fissi dopo i quali chiude tutto e va a casa. È reperibile, deve occuparsi delle urgenze e gestisce 1.800 pazienti. In base alla mole di lavoro, per sostituire un medico di famiglia, servirebbero almeno 3 medici dipendenti: perché se sono dipendente, finite le mie 6 ore, lascio il posto e torno a casa. E poi, con i dipendenti tra ferie, malattie, maternità, legge 104, ci sarebbero spesso buchi da coprire".