Medici in fuga dagli ospedali "Perdiamo tanti professionisti lI privato paga molto meglio"

Il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Claudio Vagnini, non fa sconti: "Abbiamo contratti ridicoli, da anni chediamo un adeguamento agli standard europei".

Medici in fuga dagli ospedali  "Perdiamo tanti professionisti  lI privato paga molto meglio"

Medici in fuga dagli ospedali "Perdiamo tanti professionisti lI privato paga molto meglio"

di Paolo Tomassone

"Sono stato tre anni in Belgio e nessuno mi mai ha assicurato di tornare in Italia a operare. Qui a Modena, invece, mi è stata data fiducia da parte dei primari e dell’Azienda ospedaliero-universitaria che devo ringraziare perché mette a disposizione anche a noi giovani le tecnologie più innovative e ci dà la possibilità di lavorare con pieno supporto e con molta tranquillità: una condizione molto importante quando si affrontano patologie rarissime, quasi uniche". A parlare è Stefano Puliatti, chirurgo di 35 anni, che fa parte di un’équipe di medici che con l’ausilio di un robot asportano tumori alla prostata, ricostruiscono una parte della vescica e curano calcolosi renali per citare alcuni degli oltre 550 interventi che l’Urologia ha svolto in poco più di un anno. Usare il robot in sala operatoria – va detto per inciso – non significa togliere lavoro ai professionisti che attorno al letto del paziente sono costretti a vere e proprie acrobazie che vanno a buon fine solo ed esclusivamente perché ognuno nella squadra – chirurghi, anestesisti e infermieri – esegue le operazioni con una precisione e una sintonia uniche.

"Spesso agli anestesisti chiediamo cose particolari – prosegue il dottor Puliatti –, chiediamo che il paziente venga messo a testa in giù perché favorisce il nostro lavoro durante l’intervento e chiediamo anche acrobazie allo staff nelle tempistiche perché vogliamo sempre mettere un intervento in più piuttosto che uno in meno". Sono decine i medici che, come Puliatti, hanno scelto di prestare servizio a Modena, in un ospedale pubblico, e non cedere alle insistenze dei privati disposti a pagare profumatamente i sanitari per averli nelle proprie cliniche. Un fenomeno purtroppo che si è ingrandito anno dopo anno ed è esploso durante la pandemia quando nei nosocomi la maggior parte degli interventi chirurgici sono stati sospesi per far fronte all’emergenza. L’abolizione del numero chiuso per entrare nelle Facoltà di Medicina – ammesso che la proposta del ministero vada veramente in porto – e l’assunzione degli specializzandi dal Servizio sanitario nazionale sono soltanto delle "pezze" che non riusciranno a sanare l’emorragia in corso. Lo sa bene il direttore dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Claudio Vagnini, che lancia l’ennesimo appello ai decisori politici. "Sempre più spesso giovani medici entrati in servizio dopo un regolare concorso si dimettono e vanno a lavorare nel privato. Questo è un problema serissimo anche perché la cultura del servizio e del lavorare nell’assistenza sanitaria pubblica comincia a perdere forza".

Non sono solo le ragioni economiche a convincere medici, chirurghi e infermieri ad abbandonare il Policlinico o l’ospedale di Baggiovara: "chi va nel privato raramente fa turni di notte e lavora nei giorni festivi – prosegue Vagnini –. Nel pubblico abbiamo contratti economici ridicoli. Un infermiere esperto, per fare un esempio, dopo decine di anni di attività guadagna una cifra irrisoria. Da anni diciamo che occorre un adeguamento agli standard europei, in realtà siamo sempre gli ultimi. È diventata una prassi che contrasta in modo doloroso con la realtà del privato dove girano cifre incredibili". Nelle sale operatorie di Modena e Baggiovara sotto le mani esperte di professionisti in chirurgia robotica si eseguono interventi unici al mondo e qui arrivano a curarsi persone da ogni regione. E il numero delle operazioni potrebbe crescere ancora.

"Non abbiamo abbastanza sale chirurgiche per interventi di questa portata che, vista la loro peculiarità, possono durare anche fino a sette ore – continua il direttore generale dell’Aou –. Eppure i nostri due ospedali lavorano su un piano chirurgico sempre più alto che è riconosciuto per la sua qualità a livello nazionale e internazionale. Per questo siamo alla ricerca di fondi per poter realizzare altre piattaforme chirurgiche e così consentire ai nostri professionisti di proseguire in questa attività chirurgica di grandissimo livello".