Medici sulle barricate L’allarme del sindacato: "Blocco delle assunzioni, tanti pronti a dimettersi"

Lo sfogo dell’Anaao: "Turni massacranti e strumentazioni inadeguate, non si riesce più a lavorare. E alla fine ci rimetteranno i pazienti". Trande: "Nel 2025 fondi al 6,1% del Pil, molto al di sotto della media Ocse". .

Medici sulle barricate  L’allarme del sindacato:  "Blocco delle assunzioni,  tanti pronti a dimettersi"

Medici sulle barricate L’allarme del sindacato: "Blocco delle assunzioni, tanti pronti a dimettersi"

di Alberto Greco

La sanità modenese e quella emiliana sono a rischio di esplosione. Servono a poco le parole tranquillizzanti dell’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini e dei vertici della sanità locali molto attivi in questo periodo ad annunciare inaugurazioni di nuovi servizi, se poi chi è sul campo, nei reparti degli ospedali, respira aria di abbandono, dovuta al disagio "di carichi di lavoro inaccettabili, di strumentazioni inadeguate. Solo nell’ultimo mese – racconta il dottor Enzo Pulitanò, segretario Anaao-Assomed dell’Azienda Usl di Modena – ho ricevuto tre telefonate di miei associati pronti a dimettersi e chiedevano informazioni sul godimento delle ferie. E’ la prima volta che colleghi mi rivolgono richieste di questo tipo. In passato ci si rivolgeva al sindacato per informazioni sulla mobilità e le aspettative. Adesso nel migliore dei casi stiamo assistendo a un travaso dall’ospedale al territorio, di persone che vorrebbe dimettersi per andare a fare i medici di medicina generale".

La denuncia di Pulitanò è rilanciata da una nota della segreteria regionale e dei responsabili aziendali emiliano-romagnoli del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, che esprime "forte preoccupazione e angoscia per quanto sta accadendo nella nostra regione e nella nostra nazione riguardo la tenuta del servizio sanitario. Nelle settimane appena trascorse abbiamo sentito più volte della necessità di bloccare le assunzioni dei sanitari nel prossimo triennio, per recuperare un immaginario ’esubero’. Questa scelta scellerata, si va ad inserire in uno scenario drammatico per la sanità pubblica, derivante da tre anni di devastante pandemia, ma anche e soprattutto dalla carenza di medici specialisti su tutto il territorio nazionale e dalle inadeguate condizioni di lavoro dei sanitari ed ai quali sono, in alcune realtà, negati il giusto compenso ed il giusto risposo, con dilazioni inaccettabili dei periodi di ferie e recupero". Il risultato è che un numero sempre maggiore di medici ospedalieri abbandona il servizio sanitario pubblico rivolgendosi al mercato privato nazionale (in espansione) o recandosi all’estero. "Il piano è chiaro – commenta il dottor Paolo Trande di Articolo Uno, che già si è preso una reprimenda per le sue posizioni espresse pubblicamente – si vuole dare il colpo finale al Servizio sanitario nazionale e regionale. Nel Def, il documento di economia e finanza varato pochi giorni fa, non ci sono risorse aggiuntive per le Regioni e, quindi, nel 2025 il Fondo sanitario nazionale sarà al 6.1% del Pil, molto al disotto della media Ocse dei paesi avanzati. I tagli al personale, all’acquisto di beni e servizi derivanti dall’obbligo di chiudere i bilanci in pareggio per evitare commissariamenti sono la conseguenza del disimpegno del governo". "Tutto il territorio nazionale – gli fa sponda il dottor Oville Raisi, presidente commissione Sanità in Ucman – sta soffrendo per la mancata programmazione e per il sottofinanziamento del Ssn. D’altra parte, tutte le regioni, di qualunque colore, stanno chiedendo al governo rimborsi per i costi Covid e per i costi energetici. Finanziamenti che sono stati negati". "Le vittime inconsapevoli e inevitabili – spiegano da Anaao-Assomed – saranno i cittadini che a causa della pandemia hanno già visto allungarsi i tempi di attesa per le prestazioni specialistiche fino a un anno o anche più. Il de-finaziamento ed il blocco delle assunzioni costituiscono una pietra tombale nei confronti del nostro servizio sanitario regionale e nazionale". Attorno al futuro della sanità pubblica regna una grande incertezza. "Bisogna che i cittadini sappiano – argomenta Pulitanò – che quella sanità che era praticamente accessibile a tutti e facilmente concedibile oggi non ci si sono più le condizioni per poterla sostenere". L’invito, dunque, è a una grande "alleanza con i cittadini, i pazienti, gli utenti – sollecita Pulitanò – per cercare di smuovere le coscienze e definire quale possa essere la strategia da mettere in campo. La classe medica più di così’ non riesce a dare e ha bisogno di essere aiutata dalla politica".