Medicina dello sport, recuperate 600 visite

Gli effetti dello stop dovuto al lockdown. Il direttore Savino: "Abbiamo lavorato a ritmo serrato per rimetterci in pari"

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Il servizio di Medicina dello sport dell’Ausl di Modena, quest’estate, è stato chiamato a un super lavoro. A causa del lockdown, infatti, sono stati ben 900 gli appuntamenti congelati. Un numero importante che, grazie allo sforzo organizzativo di questi mesi, è già stato in buonissima parte recuperato. Dallo scorso 15 giugno, infatti, data della riapertura, sono state fatte ben 600 visite, "nel rispetto di tutte le misure di sicurezza", assicura il direttore Gustavo Savino.

L’Ausl spiega che per rimettersi in pari (una parte dei 900 ’in sospeso’ ha optato per visite private o ha cambiato idea) c’è voluto un mese e mezzo di lavoro "a ritmo serrato". Dal primo agosto, smaltito l’arretrato, c’è stata la vera e propria riapertura al pubblico. I test eseguiti sugli atleti (la spirometria, lo step test e il test massimale) sono ora dislocati in ambulatori separati. Dopo ogni visita si procede ad una sanificazione completa dei locali, prima dell’utente successivo. Inoltre, rispetto al passato, le prestazioni vengono attualmente fissate ogni 45 minuti, invece che ogni 30, "proprio per permettere di sanificare gli ambienti", spiega Savino. "Tutto il personale sanitario – aggiunge – si è reso disponibile ad allungare l’orario della giornata, che inizia alle 7.30 con il primo accesso e finisce alle 19.30. Gli stessi utenti hanno dimostrato un grande senso di responsabilità presentandosi puntuali, con i dispositivi di protezione individuale e la modulistica compilata correttamente".

Il bilancio è anche l’occasione per fare il punto sulle norme Covid legate alla pratica sportiva. "Ci sono direttive che le federazioni hanno introdotto – dice il direttore Savino – seguendo i protocolli di ogni disciplina, validati a livello ministeriale dal Comitato tecnico scientifico". Una, basilare,è il controllo della temperatura all’ingresso ai partecipanti alle attività sportive. "E’ una sorta di triage: si controlla che l’atleta non abbia sintomi e la sua temperatura sia al di sotto di 37,5. E’ importante osservare particolare attenzione nell’utilizzo degli spogliatoi, sanificandoli dopo ogni utilizzo".

Un capitolo speciale per calcio e pallavolo, tra gli sport più praticati in città. "Si parte sempre dal controllo all’ingresso – spiega Savino – Durante la gara gli atleti possono non utilizzare la mascherina, ma è importante che lo staff e tutte le persone a bordo campo la usino e la tengono per l’intera durata della competizione. Anche la sanificazione periodica dei palloni è importante". Passando invece ai frequentatori delle palestre, "qui il consiglio – dice Savino – è sempre lo stesso. Bisogna attenersi alle tre norme fondamentali, e cioè sanificare le mani, indossare i dispositivi di protezione individuale e mantenere il distanziamento. Nello spogliatoio non si deve stare in tanti ed è consigliabile arrivare all’attività sportiva già ’cambiati’. Alla base, come sempre, c’è il buon senso".

Savino ha anche scandito la corretta procedura da mettere in pratica nel caso uno degli atleti presenti sintomi. "Se questi vengono osservati prima dell’ingresso nella struttura ovviamente la cosa giusta da fare è rispedire la persona a casa e farle contattare il medico di medicina generale. Se invece i sintomi compaiono durante l’attività sportiva, bisogna isolare il soggetto. Ogni palestra o struttura è chiamata ad adibire un locale all’isolamento".

Savino chiude sottolineando l’importanza della corretta applicazione di queste norme nel mondo dello sport: "In questo modo si aiutano tanti giovani a maturare la giusta consapevolezza".