Melodie artificiali nei ’Concerti d’oggi’

Gli ’Amici della musica’ propongono le armonie degli scienziati Daniele Ghisi e Carmine Cella: le note diventano algoritmi

Migration

Qualcuno ha scritto che potrebbe essere una soluzione per il cosiddetto ‘blocco del compositore’: quando un musicista non riesce a trovare la strada giusta per un’idea, il guizzo, la soluzione brillante... beh, ci pensa il computer. Già da diversi anni ricercatori e programmatori stanno studiando sistemi di intelligenza artificiale per creare musica: David Cope, californiano, oggi ottantenne, ha inventato l’Emi, che non è la famosa etichetta discografica ma un software, Experiments in musical intelligence, con cui ha prodotto musiche che replicano lo stile di famosi compositori, una sonata alla maniera di Beethoven, una fantasia sul genere di Mozart e perfino un rag che ricorda Scott Joplin. E anche David Bowie fu molto interessato a questa nuova frontiera della musica. Oggi si ragiona di sistema di orchestrazione assistita così come degli algoritmi di Spotify che, analizzando le nostre preferenze di ascolto, sono in grado di suggerirci i brani che potrebbero piacerci.

Ed è proprio questo il fil rouge del nuovo appuntamento con i "Concerti d’oggi" proposti dagli Amici della musica. Domani alle ore 18, in diretta sulla pagina Facebook degli Amici, incontreremo due scienziati della musica, Daniele Ghisi e Carmine Cella, che ci accompagneranno fra armonie create dall’intelligenza musico - artificiale. Daniele Ghisi unisce appunto le competenze del matematico a quelle del compositore, e già dal 2009 si è interessato all’informatica musicale presso l’Ircam di Parigi: in parallelo è stato compositore a Berlino, a Madrid e a Torino e nel 2017 ha conseguito un dottorato in composizione alla Sorbona. Insieme ad Andrea Agostini ha ideato una libreria di composizione assistita dal computer, che ha chiamato bach, ovvero "Bach automated composer’s helper". Allo stesso modo Carmine Cella, docente di musica e tecnologia all’università di Berkeley, California, abbina un master in composizione all’Accademia di Santa Cecilia di Roma con un dottorato di ricerca in logica matematica all’università di Bologna.

Il dibattito sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella musica è molto aperto e vivace. Il computer può davvero replicare la mente umana? E fino a che punto un algoritmo può sostituirsi alla capacità creativa di un essere umano? I programmi di composizione possono essere solo un supporto o diventeranno preponderanti? Tante domande, molte risposte possibili. Di sicuro – almeno per ora – al computer manca un elemento fondamentale, il genio: quello, ancora, è tutto nostro.

Stefano Marchetti