Take it easy, dicono gli inglesi. Prendetela con leggerezza, non caricatevi la vita con il peso dell’invidia, delle maldicenze, delle critiche, della saccenteria e dei numeri, raccomanda l’arcivescovo Erio Castellucci nella sua lettera pastorale di quest’anno, intitolata appunto "Il peso leggero", ovvero "Spunti per una pastorale snella". Ancor prima di essere un documento diocesano – come di fatto è – ci sembra un’esortazione (valida per tutti) a ritrovare un diverso rapporto con le cose, meno ruvido, meno rancoroso, meno velenoso. Per chi crede, dice il vescovo, leggerezza interiore significa conversione. Per tutti, significa un mondo diverso.
L’assemblea – a cui hanno preso parte centinaia di operatori pastorali, parroci, religiosi, laici impegnati delle due realtà diocesane – è stata imperniata proprio sulla lettura di questo testo. Don Erio sottolinea la necessità di snellire la vita pastorale: "Talvolta soffriamo di un attivismo affannato, dentro al quale non si distingue più l’essenziale dal secondario", osserva. E non è soltanto questione del lavoro da svolgere. Ci sono anche tanti ‘pesi’ che ci portiamo dietro e che rendono difficoltoso il cammino all’interno della comunità e delle parrocchie. Per esempio, il peso dell’invidia e delle maldicenze che andrebbero curate con l’allenamento alla ‘bendicenza’ e la leggerezza della stima verso i doni altrui. Oppure il peso dei criticoni, di quelli che hanno sempre da dire qualcosa sull’operato degli altri ma non si mettono in gioco per migliorare le cose: "Qualche volte anche nelle nostre comunità – scrive don Erio – emergono atteggiamenti pretestuosi che contrastano con il severo divieto posto da Gesù, ‘Non giudicate e non sarete giudicati’...".
L’arcivescovo ha raccontato anche un aneddoto, riferito a quasi 40 anni fa, quando era un giovane parroco: "Fui oggetto di chiacchiere di paese, tutte senza fondamento. Andando per le case per le benedizioni, mi accorgevo del disagio e dell’imbarazzo". Poi c’è il peso della saccenteria a cui contrapporre la leggerezza dell’ironia, e infine il peso dell’io e la leggerezza del noi: lavorare insieme – conclude l’arcivescovo – sarà fondamentale soprattutto nel percorso verso un’unica diocesi, proprio nell’anno del Giubileo.
Stefano Marchetti