"Messa di Natale anticipata, molte parrocchie lo fanno da anni"

E una consuetudine per andare incontro agli anziani. Don Bellentani: "Stiamo . pensando a un rito vespertino"

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"Mi sembra che la polemica sulla vicenda della messa a mezzanotte o alle 22 sia un problema più di chi sta ‘fuori’ dalla Chiesa che dei credenti. Sinceramente non capisco questa discussione e le polemiche che ne sono sorte. I fedeli che partecipano alla messa sono da tempo abituati a celebrare la notte del Natale non necessariamente a mezzanotte. Soprattutto dove ci sono parroci e fedeli più anziani, l’uso di anticipare la messa è già frequente, anche prima delle 22 e non si è mai scandalizzato nessuno. Anche perché è un modo per venirci incontro l’un l’altro, parroci e fedeli". È un collaboratore di una parrocchia della Bassa a sbottare all’ennesima richiesta arrivata dopo la proposta del ministro Boccia di anticipare la messa della Vigilia di Natale di un paio d’ore, per permettere di rispettare il coprifuoco, attualmente in vigore dalle 22 alle 5. Dalle sue frasi è cominciato un dibattito politico, sfociato poi in polemica. Una polemica stoppata immediatamente dai vescovi italiani che si riuniranno proprio oggi per una sessione straordinaria del consiglio permanente della Cei. Don Fabio Bellentani, parroco di Gesù Redentore, parrocchia di oltre 13 mila anime, ricorda che da anni, almeno da quando era papa Benedetto XVI, la messa della vigilia in Vaticano si celebra alle 22. "I fedeli non hanno potuto partecipare quest’anno alle messa di Pasqua, che dal punto di vista liturgico è molto più importante, non casca il mondo. Non si capisce questa polemica – dice don Bellentani – forse qualcuno non si dimentica che è in corso un’epidemia. Con i miei collaboratori abbiamo iniziato a valutare proposte alternative e ci stiamo orientando su una celebrazione vespertina alle 18,30 e sulla possibilità di aggiungere qualche messa il 25 dicembre. Ne parleremo in consiglio pastorale il 10 dicembre, quel giorno avremo più elementi per decidere". Come minimo si dovrà attendere il prossimo Dpcm che stabilisce allentamenti o nuove restrizioni in vista delle feste. Solo a quel punto ci si potrà organizzare, come fa notare don Paolo Notari, parroco di Sant’Agostino e segretario del capitolo metropolitano del duomo di Modena. "Nel 1099 i cristiani di Modena decisero di costruire il duomo. Proprio in un periodo in cui non c’era il vescovo e un’interdizione impediva la celebrazione per cinque anni di qualsiasi sacramento. Questo per dire che abbiamo vissuto tempi peggiori". Come quello durante le persecuzioni dell’impero romano verso i cristiani: "è stato dimostrato – spiega don Notari – che si salvavano soprattutto i cristiani che si aiutavano reciprocamente. Quindi questo è il momento di stare vicini, non polemizzare inutilmente, aiutarsi per superare le difficoltà.

p. t.