Modena, la violenta e la mette incinta. Papà orco finisce a processo

La verità emersa dopo l’analisi effettuata sul dna del feto

La ragazzina avrebbe subito violenze per anni

La ragazzina avrebbe subito violenze per anni

Modena, 21 marzo 2018 - Si era presentato al consultorio con la figlia appena adolescente. «E’ incinta – aveva detto – ma ha solo 13 anni e vuole abortire». Una storia di per sè drammatica se non fosse che, col passare dei giorni, è venuta a galla un’altra terrificante verità: il papà di quel bambino che la ragazzina portava in grembo era il suo stesso padre.

E’ iniziato ieri il processo per violenza sessuale aggravata nei confronti di un giovane ghanese. L’uomo deve rispondere anche del reato di abuso dei mezzi di correzione: non solo avrebbe violentato la figlioletta ma l’avrebbe più volte colpita con un bastone e chiusa fuori, al freddo.

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La storia, fatta di violenza, abusi, costrizioni e soprusi tra le mura domestiche è venuta a galla nel 2015. L’adolescente, in realtà, aveva inizialmente accusato di quella violenza il fratello, a sua volta minorenne e per il quale si è aperto e successivamente chiuso il procedimento. Poi, poco a poco e grazie all’intervento del tribunale dei minori di Bologna, è venuta a galla una verità che nessuno vorrebbe mai sentire: una 13enne stuprata e messa incinta dal proprio padre.

Sono stati gli accertamenti tecnici irripetibili effettuati sul feto a dimostrare come il dna dello stesso corrispondesse in realtà a quello del padre della vittima e non a quello del fratello. Il pm aveva infatti da subito disposto una consulenza tecnica di parte, comparando, attraverso il test della saliva, il dna del fratello dell’adolescente con quello del feto.

Nell’occasione era stato però prelevato, nonostante non fosse indagato, anche quello del padre, che aveva dato il proprio consenso all’esame. Da qui la perfetta compatibilità del dna del feto con quella dell’uomo e l’avvio del procedimento a suo carico, con l’allontanamento da casa della ragazzina, poi affidata alle cure di specialisti.

La minore, supportata da psicologi, aveva confidato di essere vittima di abusi sia da parte del fratello sia da parte, appunto, del papà. (Il ragazzo è stato comunque prosciolto dalle accuse). Ieri, nel corso dell’udienza preliminare, il giudice, però, ha rigettato però la richiesta, da parte della difesa, del rito abbreviato condizionato all’esame del figlio, all’epoca dei fatti imputato. Lo straniero verrà quindi giudicato con il rito abbreviato per violenza carnale ai danni della figlia minore. L’udienza è prevista per settembre.