"Metteteci in quarantena Temiamo il contagio"

Polizia penitenziaria, la richiesta del sindacato Sappe dopo la rivolta in carcere: "Stop al trasferimento dei detenuti per il rischio positività al Covid, e noi?"

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di Valentina Reggiani

Stop ai trasferimenti dal carcere Sant’Anna ad altri penitenziari italiani: i detenuti potrebbero essere contagiati da Coronavirus. Questa la decisione pare dell’amministrazione che, nonostante siano partite già centinaia di persone dalla struttura, ora avrebbe bloccato i trasporti dei detenuti al fine di evitare ulteriori contagi. Sollecitata in merito, la segreteria generale del Sappe fa sapere che se le motivazioni dell’amministrazione nazionale sono veramente queste, allora tutto il personale di polizia penitenziaria deve essere posto immediatamente in quarantena. È questa la doccia fredda che arriva a tre giorni dal maxi tentativo di evasione dei detenuti e della contestuale devastazione della struttura. Mentre ieri era atteso il trasferimento di alti detenuti, vista l’inagibilità del carcere, sarebbe infatti arrivato all’improvviso lo stop da Roma. Alla base la motivazione sarebbe stata proprio il contatto tra la popolazione detenuta e il carcerato risultato positivo nei giorni scorsi al tampone. Il sindacato avrebbe già avanzato richiesta al distretto regionale al fine di sollecitare i provvedimenti di trasferimento dei detenuti in quanto se il rischio contagio è concreto il Sappe reputa fondamentale porre subito in quarantena i tanti colleghi che hanno operato in questi giorni. Ma c’è un inquietante punto di domanda: quanti dei detenuti a questo punto trasferiti risultano potenzialmente contagiati? E quanti allora poterebbero essere entrati in contatto con il detenuto risultato positivo tra i 220 ancora in carcere a Modena? "Il Ministro Bonafede – spiega il segretario Nazionale Sappe Francesco Campobasso – ha chiesto proprio oggi di sottoporre al tampone gli operatori delle carceri e mi associo a quanto da lui dichiarato: i colleghi devono essere subito sottoposti a tampone. Per quanto riguarda l’agibilità del carcere la struttura è fuori uso e se ne chiede l’immediata chiusura". Da martedì, infatti, come lamentano anche i parenti dei carcerati i mezzi provenienti da altre province e che dovevano servire alla conduzione dei ristretti, sono tornati indietro senza trasportare alcun detenuto. In sostanza, il mancato trasferimento poggerebbe le sue basi su un possibile contagio ai detenuti di altre strutture.

Nel chiedere la chiusura immediata del penitenziario, il sindacato sottolinea come il personale, tra l’altro, lavori in condizioni di estrema pericolosità per la propria salute, visto il circolo di polveri sottili, riscaldamenti fuori uso e, per giunta, senza una sufficiente dotazione di DPI (mancano, al momento, le mascherine FFP2). Intanto è stata effettuata ieri alla medicina legale del Policlinico l’autopsia sul corpo dei tre detenuti deceduti apparentemente per overdose da farmaci dopo il tentativo di evasione di massa dal penitenziario e la successiva devastazione dell’intera struttura. Prima di procedere con l’esame irripetibile – martedì è stato dato conferimento dalla procura ai due consulenti – è stato effettuato il tampone sulle salme per stabilire l’eventuale contagio da Covid-19. È stato poi aperto un secondo fascicolo sempre con l’ipotesi di omicidio colposo in merito agli altri due decessi di detenuti che si sono registrati all’interno dell’istituto martedi; fascicolo che sarà successivamente unificato al primo. Sono state avviate le relative indagini tradizionali per ricostruire quanto accaduto e saranno nei prossimi giorni nominati i consulenti per effettuare gli esami autoptici. Anche in questo caso si tratterebbe di decessi cagionati da overdose: assunzione di farmaci sottratti durante la rivolta. La vera irruzione all’interno del penitenziario è stata possibile soltanto martedì, infatti, quando sono stati rinvenuti i due cadaveri. La maxi rivolta partita nel primo pomeriggio di domenica aveva reso impossibile l’ingresso degli agenti nel carcere.