"Mi ha violentata in tenda nel sacco a pelo"

L’accusa di una ragazza nei confronti di un amico. Che però si difende: "Era consenziente. Poi mi ha perseguitato"

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Sarà la procura di Reggio Emilia a dover sbrogliare una vicenda accaduta nel luglio dello scorso anno durante un weekend in tenda organizzato da un gruppo di otto amici tra i venti e i trent’anni, tutti residenti nel distretto ceramico, tra le province di Modena e Reggio; la classica gita fuori porta all’insegna del divertimento e della libertà. Il fine settimana subisce però una svolta improvvisa che finirà per innescare una serie di reazioni a catena e a dividere il gruppo di amici, fino ad arrivare ad azioni legali e ad un fasciolo aperto in Procura a Reggio Emilia con la pesante accusa di violenza sessuale. Una ragazza del gruppo infatti, una ventiduenne, punta il dito contro uno dei giovani presenti alla gita, un amico del fidanzato, accusandolo di avere abusato di lei sessualmente durante la notte.

Ma facciamo un passo indietro. La comitiva di amici, alcuni universitari, altri lavoratori, parte per il weekend, destinazione un luogo tranquillo dove piantare le tende nel verde dell’Appennino reggiano. Il sabato sera trascorre tra divertimento e qualche bicchiere di troppo, nulla di strano fino a quando non arriva il momento di coricarsi. Le tende sono due; in una dormono in sei, tra i quali la ragazza, il suo fidanzato e altri quattro amici tra cui il ragazzo, 28 anni, che verrà poi accusato di violenza. La giovane alla mattina racconta che lui si sarebbe infilato nel suo sacco a pelo e l’avrebbe molestata sessualmente, approfittando del fatto che il fidanzato, ubriaco, aveva trascorso la notte fuori dalla tenda mentre gli altri amici dormivano e non si sarebbero accorti di nulla. Il 28enne si difende: ammette che c’è stato si un approccio, ma che lei era consenziente. Fino a questo punto abbiamo soltanto due versioni contrapposte ma l’episodio scatena una serie di reazioni all’interno del gruppo: da una parte gli amici difendono il giovane: "Non farebbe mai una cosa del genere e noi non ci siamo accorti di nulla", dicono.

Dall’altro la coppia comincia una sorta di stalking nei suoi confronti: pressioni psicologiche continue affinché confessi il fatto, al punto da indurlo persino a rivolgersi ad uno psicologo pretendendo di vedere le ricevute delle sedute. Inoltre convoca più volte tutto il gruppo per discutere dell’episodio, una sorta di ‘tribunale ‘ perchè il ragazzo confessi. Il culmine arriva nell’ottobre scorso quando la coppia si presenta a casa del giovane e racconta l’episodio ai genitori di lui. A quel punto il ragazzo, sotto pressione crolla e dice: "Ho abusato di lei se è questo che volete sentirvi dire". Un’ammissione o una frase estorta? Anche questo messaggio, come tanti altri finisce nella battaglia legale, poichè il ragazzo a quel punto si è rivolto ad un legale, l’avvocato Alessia Gonzo, e la vicenda approda in procura con un’indagine condotta dai carabinieri. La persecuzione prosegue fino a febbraio scorso con messaggi sul telefono e sui social dove compaiono frasi minacciose, "non arriverai vivo al processo". Ieri il ragazzo, che circa un mese fa ha ricevuto l’avviso di fine indagine, è stato sentito su richiesta del legale dai carabinieri. Ora toccherà al pm Valentina Salvi fare chiarezza su un episodio che presenta ancora molti lati oscuri.

Emanuela Zanasi