"Mi sono mascherato per farmi ascoltare"

Parla Hermes Ferrari, il ’Jack Angeli’ italiano proprietario di un ristorante "Ero incatenato ma non mi filavano, così ho messo il cappello da vichingo"

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di Daniele Petrone

"Mi ero incatenato ad una transenna a Montecitorio. Ma nessuno mi filava. Così mi son fatto dipingere la faccia con la bandiera tricolore da mia moglie e ho indossato il cappello da vichingo. A me non importa né di Trump né di Jack Russell (lo chiama proprio così, ma intende Jack Angeli, ndr). Volevo solo essere ascoltato".

Hermes Ferrari, 51 anni, residente a Scandiano, è il simbolo della protesta dei commercianti andata in scena martedì a Roma. Ribattezzato da tutti "lo sciamano", come Jack Angeli noto per l’irruzione al Congresso Usa, a Capitol Hill. Titolare di due locali, uno a Modena - il ristorante pizzeria ’Regina Margherita’ – e un’omonima pizzeria a Rubiera.

Si aspettava tutto ciò?

"Non pensavo finisse così. Io volevo solo attirare l’attenzione ed essere ascoltato. Non voglio essere un simbolo. Il simbolo è l’iniziativa di #IoApro. Certo, fa riflettere che per farsi ascoltare bisogna vestirsi da pagliacci. Ho spedito mail e lettere a sindaci, ma anche al Governo. Nessuna risposta...".

La manifestazione è deragliata...

"Noi eravamo disarmati e avevamo le braccia alzate chiedendo di poter passare dato che la Costituzione sancisce la libertà di movimento. Il lancio di bottiglie non è partito da noi".

E lei?

"Quando le forze dell’ordine hanno caricato, il ‘muflone’ ovvero io, è stato preso di mira. Forse perché ero il più rappresentativo. Anche se alla fine un poliziotto mi ha abbracciato. Ho preso manganellate in testa, sul braccio e alla schiena. Stamattina (ieri, ndr) ho fatto i raggi".

Farà denuncia?

"No, io sono grande e grosso. Mi tengo le botte. Sono figlio di un minatore. Mio padre Ermes (senza acca, ndr) mi diceva sempre che si danno e si prendono. Sono cresciuto in una comunità multirazziale. Valeva la legge della strada lì...".

Lei – ex bodybuilder e buttafuori di discoteche – ha avuto guai giudiziari. È stato arrestato e condannato a un anno nel 2012 per aver aggredito il suo vicino di casa...

"Avevo una Mercedes che non entrava in garage. Avevo ricavato un posto auto sotto una pianta in cortile. Spesso trovavo l’auto della figlia del vicino nel mio posto. È scattata una lite. Lui ha preso una spranga e io l’ho menato. Poi mi ha tirato addosso una pentola dal terrazzo, così sono salito e gli ho sfondato la porta. Ho scontato tutto però coi lavori socialmente utili".

Invece il pentito di ‘ndrangheta Antonio Valerio l’aveva tirata in ballo in Aemilia.

"Sì, ma non sono mai stato neppure indagato. Ho testimoniato in tribunale. Avevo conosciuto Valerio perché mi aveva fatto lavori di muratura per un centro benessere. Voleva tirarmi dentro i suoi casini e ha raccontato ai magistrati che conoscevo Mirco Salsi, Giuliano Debbi e Omar Costi (imputati di Aemilia, ndr). Ma non era del tutto vero. Con la mafia non c’entro nulla. Non sono un tipo violento, ma impulsivo. Ma a 51 anni ho imparato a contare fino a dieci. Certo se mi avessero detto che a 51 anni avrei dovuto prendere delle bastonate per chiedere di poter lavorare, non ci avrei creduto...".

E i suoi ristoranti li terrà aperti anche in queste sere?

"Certo. Rispettando il distanziamento tra i tavoli e tutte le prescrizioni. Non facciamo il pienone, ma la gente viene. Rischia la multa perché non ce la fa più a stare in casa. Sono due giorni che il telefono non finisce mai di squillare. Tutti mi hanno dato supporto. Per me l’iniziativa di #IoApro è stata una luce".

E’ vero che si è indebitato con gli usurai?

"Sì, l’anno scorso. Il mio socio del locale di Rubiera ha abbandonato e dovevo liquidarlo. I miei dipendenti piangevano. Dovevo aiutarli. Ho chiesto un prestito a delle persone perché le banche non mi davano più nulla. Nessuno mi ha puntato la pistola alla tempia eh, è stata una mia decisione. Ma ho restituito tutto. La criminalità organizzata ha bussato alla mia porta qualche tempo fa proponendomi di comprare il mio locale di Modena per due soldi. Se il Governo non fa qualcosa succederà a tanti altri e non tutti rifiuterebbero come me...".

Di quanto si è indebitato?

"Tra banche e strozzini quasi 100mila euro. Fate voi i conti: per ogni mese di chiusura a Modena, dove spendo 10mila euro solo di affitto essendo un locale storico (ex Le Macine, ndr), perdo 40-50mila euro. A dicembre 2019 fatturavo 115mila euro, un anno dopo 12.500 euro. Dal Governo ho percepito 3.200 euro di ristori per un anno. E sto ancora aspettando i 2mila euro dei ristori di Natale...".

Continuerà a protestare?

"Assolutamente sì. Se non mi ascolteranno vestito da vichingo, ci proverò da zebra...".