Alessandra Matteuzzi uccisa dall'ex: "Mia cugina aveva paura, lui le sabotò la macchina"

Donna uccisa dall’ex a Bologna, il dolore dell’avvocato Sonia Bartolini di Pavullo "Era possessivo e la controllava. Lei lo aveva denunciato, ma non è bastato"

Modena, 25 agosto 2022 - La scia di sangue per il femminicidio della 56enne Alessandra Matteuzzi, orribilmente uccisa martedì sera a Bologna a martellate, arriva fino al Frignano. Qui sua cugina, l’avvocato Sonia Bartolini, continua a non darsi pace per la sconvolgente tragedia, lei che fa parte dell’associazione ‘Donne e Giustizia’ nata qualche anno fa a Pavullo. "Mi sento parecchio in colpa, facendo parte di un’associazione a tutela delle donne - spiega affranta –. Non si sa mai come far comprendere alle donne l’importanza di denunciare alle associazioni".

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A sinistra l’avvocato Sonia Bartolini e a destra la vittima, Alessandra Matteuzzi
A sinistra l’avvocato Sonia Bartolini e a destra la vittima, Alessandra Matteuzzi

Alessandra, stando alle testimonianze, il giovane calciatore arrestato con l’accusa di omicidio, Giovanni Padovani, lo aveva denunciato circa un mese fa, e su di lui pendeva un divieto di avvicinamento. Divieto totalmente ignorato dall’uomo: "Era possessivo e voleva sempre controllarla". Non si tratterebbe, dunque, di un gesto imprevedibile, ma piuttosto di una lunga catena di episodi in crescendo sfociata, poi, nell’omicidio di martedì sera in via dell’Arcoveggio, a Bologna. Alessandra, infatti, non riusciva a liberarsi dell’ombra del suo omicida. Sonia Bartolini, molto legata ad Alessandra nonostante la distanza tra Pavullo e Bologna, si era sentita con la cugina per l’ultima volta la settimana scorsa, in videochiamata.

"L’avevo vista molto provata, dimagrita. Lui non aveva mai accettato l’interruzione della loro storia ma, in realtà, il rapporto era fin dall’inizio malato. Io l’avevo conosciuto e non mi era assolutamente piaciuto… era come se avesse due occhi impenetrabili, uno sguardo che non mi convinceva. E con lei ne avevamo parlato sia io che, soprattutto, le sue amiche. Loro le avevano suggerito di non avere più contatti con questa persona, dopo che erano arrivati diversi segnali violenti: lui, infatti, le aveva messo lo zucchero nel serbatoio della macchina, sottratto le chiavi per non farla partire e, nei giorni scorsi, le aveva anche tagliato i fili della luce pur di intimorirla".

Alessandra, nell’ultimo periodo, era diventata cosciente della pericolosità dell’uomo. Questo chiodo fisso nella sua mente si aggiungeva ad una situazione di fragilità e solitudine già importante, per via della perdita del papà e dei problemi di salute della mamma. Si era così decisa a denunciarlo per stalking, ma senza comunque ritrovare mai la tranquillità. Nei momenti in cui era sola, per le strade di Bologna, stava sempre al telefono con la sorella Stefania. E, sempre secondo la testimonianza di Sonia, pare che , nel momento del suo omicidio, la sorella di Alessandra abbia ascoltato la drammatica scena al cellulare.

"E’ partito col martello nella macchina e - dopo avere intercettato la vittima sotto casa - l’ha massacrata di botte. Lei, ora, è irriconoscibile". Cosa rimarrà di lei? "Era una donna straordinaria, dolcissima e molto generosa. La sua bellezza derivava dall’anima generosa". Da Sonia Bartolini arriva infine un appello alle donne vittime di stalking e violenza: "Bisogna immediatamente rivolgersi alle associazioni, perché la sola denuncia alle autorità non è sufficiente. Così si può anche richiedere una casa di protezione".