«Mia moglie è morta dopo una biopsia»

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DOVEVA essere sottoposta ad una biopsia su un linfonodo. Invece, per un errore che si è poi rivelato fatale, le sono state asportate parti di fegato e pancreas. Maria Luisa Vittoria Franciosi, mamma e nonna di 70 anni, è deceduta tra le braccia del marito dopo quasi un mese di agonia. La direzione sanitaria ha riconosciuto l’errore avvenuto in sala operatoria, al Policlinico, risarcendo la famiglia della vittima. Cinquecentomila euro che, come afferma in lacrime il marito, non potranno mai restituirla all’affetto dei suoi cari. «Stiamo preparando una causa penale perchè crediamo sia giusto che, chi ha sbagliato quel giorno, paghi per quando accaduto. L’ospedale si è comportato bene – afferma il marito della vittima, Paolo Leonardi – sono stati gentili e corretti e sul comportamento dei medici della terapia intensiva non ho nulla da recriminare. È una questione etica: nel senso che la professoressa responsabile di quanto accaduto, in quel mese in cui ho osservato impotente il dolore di mia moglie, che via via si spegneva, non mi ha mai fornito alcuna spiegazione. Mi è morta tra le braccia e subito non riuscivo a capire cosa fosse accaduto».

La donna è stata sottoposta all’intervento in laparoscopia il 4 dicembre del 2017 ed è deceduta il trenta dello stesso mese. Sulla scorta di una precedente diagnosi di malattia linfoproliferativa, infatti, la 70enne avrebbe dovuto essere sottoposta all’asportazione di un linfonodo a livello dell’ilo epatico a scopo diagnostico. Uscita dalla sala operatoria, però, la donna ha sviluppato – come emerge dalla perizia medico legale – una pancreatite acuta emorragica con complicanze importanti che, seppur trattate, hanno portato al lento decesso. Dalla perizia si evince infatti come durante la laparoscopia siano stati asportati frammenti pancreatici ed epatici sani di alcuni centimetri senza però prelevare alcun tessuto linfatico. «Nessun dubbio – si legge ancora nella consulenza – esiste sul fatto che il decesso della paziente sia stato causato direttamente e soltanto dall’errato intervento chirurgico. Fegato e pancreas non avrebbero dovuto essere interessati dall’esame bioptico, come dimostrano il consenso informato firmato dalla paziente e il programma dello stesso chiururgo». Da tener presente tra l’altro come non risultasse in alcun modo confermata la ripresa della patologia neoplastica per cui era stata richiesta biopsia linfonodale. «Mentre stringevo la mano di mia moglie – continua Leonardi, difeso dall’avvocato Mauro Intagliata – nessuno mi ha mai motivato quali fossero state le conseguenze dell’intervento. Io sapevo soltanto che avrebbero dovuto effettuare in laparoscopia una biopsia su un linfonodo per scongiurare recidive della malattia ed ero sereno, anche perchè mia moglie stava bene. Invece questa dottoressa ha prelevato parti del pancreas, facendola morire. Io sono rimasto accanto a lei ogni giorno e per tutto il tempo mi sono sentito rispondere che la ripresa sarebbe stata lunga. Mai e poi mai avrei pensato che Maria Luisa mi lasciasse: doveva essere un esame di routine invece è morta». Leonardi si è reso conto immediatamente che qualcosa di grave era accaduto si è rivolto al legale, incaricandolo affinchè verificasse le responsabilità di quanto accaduto. «È una questione etica e non economica. Siamo esseri umani ma non siamo stati trattati come tali: mia moglie non era un caso ma una donna che si era ripresa perfettamente da una malattia. Stiamo per questo presentando un esposto da depositare in procura: chiediamo che Maria Luisa abbia la giustizia che merita».