«Microchirurgia, siamo all’avanguardia»

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Professor De Santis, cosa si intende per microchirurgia ricostruttiva? 

«La microchirurgia ricostruttiva è una tecnica chirurgica che si avvale dell’utilizzo del microscopio operatorio, grazie al quale possiamo trasferire tessuti da una parte all’altra del corpo e farli rivivere attraverso una rivascolarizzazione delle piccole arterie e vene che li nutrono. Si tratta di una chirurgia complessa, perché i vasi che si vanno a suturare al microscopio sono di calibro da 0,3 mm fino a 1 mm, talvolta anche meno, e la prima difficoltà è costituita proprio dalla dimensione estremamente ridotta delle aree in cui si opera».

Come si è evoluta questa tecnica?

«Il primo intervento di microchirurgia ricostruttiva è stato eseguito in Giappone nel 1972, con il reimpianto del dito pollice a un lavoratore che se lo era amputato. Quindi all’inizio la tecnica serviva per riattaccare parti del corpo che si erano staccate traumaticamente: i cosiddetti reimpianti. Poi si è estesa anche ai trasferimenti dei tessuti da una sede all’altra con la stessa tecnica di ricucire i piccoli vasi al microscopio. La tecnica è sofisticata e complessa, in termini pratici si tratta di interventi laboriosi e molto lunghi. La tendenza che si sta sempre più affermando è quella di una ricostruzione immediata».

La microchirurgia ricostruttiva prevede l’intervento di altri professionisti oltre al chirurgo plastico?

«Tutto dipende dalla ragione per cui si ricorre a questa chirurgia. Oggi, nella maggior parte dei casi, la microchirurgia ricostruttiva è applicata prevalentemente all’oncologia».

Quanto è diffuso questo tipo di chirurgia?

«Gli ospedali che sono attrezzati a effettuare la microchirurgia ricostruttiva sono di tipo universitario o comunque di tipo regionale: non è un’attività che possa essere diffusa in tutti gli ospedali».

Quali sono gli avanzamenti più recenti della microchirurgia ricostruttiva?

«Il primo è l’avvento della chirurgia robotica, grazie alla quale il prelievo del lembo da trasferire può avvenire con incisioni molto più conservative. La seconda novità, molto importante, è la microchirurgia dei vasi linfatici, che sono estremamente sottili e causano, nelle persone che hanno avuto resezioni di tumori e associata radioterapia, imprevedibili linfedemi, ossia rigonfiamenti delle braccia o delle gambe dopo l’asportazione dei linfonodi. È un terreno dove pochi si erano avventurati in passato, ma oggi si riescono a ricostruire anche i vasi linfatici attraverso delle tecniche molto complesse di derivazione verso la vena: è uno dei temi che verranno particolarmente approfonditi nel congresso di Bologna».