«Mio figlio senza giustizia, ricorso in Europa»

Anna De Prisco, madre di Giordano Visconti morto nel crollo Haemotronic, si è rivolta alla Corte dei diritti dell’uomo: «Riaprite il caso»

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Giustizia per le vittime del sisma. Anna De Prisco, 74 anni, mamma di Giordano Visconti, aveva preannunciato dopo il rigetto della Procura di Modena alla richiesta di riapertura delle indagini sulla morte del figlio e di altre tre vittime dell’azienda biomedicale Haemotronic, crollata sotto le scosse sismiche del 29 maggio 2012, che avrebbe fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo «per denunciare le omissioni della Protezione civile sul terremoto».

E così è stato. Il fascicolo è arrivato sul tavolo dei giudici europei. E’ stato l’ex consigliere di Bastiglia Antonio Spica, oggi candidato consigliere alle regionali per FdI, a indirizzare la signora De Prisco alla Cedu, l’organo giurisdizionale internazionale istituito dalla Convenzione europea, con sede a Strasburgo.

Signora Anna, non si arrende, è così?

«Mai lo farò. Mio figlio non deve essere ‘cestinato’ come carta straccia, non posso permetterlo. Subito dopo la sua morte decisi che sarei andata fino in fondo per rendere giustizia e lui e agli altri tre giovani operai che il giorno della seconda scossa non dovevano essere al lavoro perché le aziende non erano state costruite secondo i criteri antisismici».

Il primo processo si è chiuso senza alcun rinvio a giudizio, e nel 2018 la richiesta di riesame è stata archiviata. Ora cosa spera di ottenere?

«Giustizia, quella che mi è stata negata. Il primo processo non è mai stato fatto, questa è la verità. La richiesta di riesame, depositata in Procura dal mio avvocato Antonio Giardina unitamente all’istanza di riapertura del processo per omicidio colposo, è stata rigettata quando di fatto c’erano ulteriori elementi probatori raccolti dal mio legale».

Cosa chiede nel ricorso alla Corte Europea?

«Premetto che ci sono state condotte omissive degli organismi di Protezione Civile durante le sequenze sismiche del 2012, che colpevolmente ritardarono l’applicazione della normativa antisismica. C’è stato quindi un danno ai diritti fondamentali, quali il diritto alla vita e all’equo processo. Chiedo il riconoscimento del danno, ma non voglio soldi».

Perché qualcuno lo pensa?

«Purtroppo c’è sempre qualcuno pronto a spargere fango. Nel passato sono stata accusata di voler lucrare sui quattro ragazzi morti. Oltre al dolore per la perdita del mio carissimo ragazzo c’è pure chi si permette di dire e pensare cose vergognose. Non ho mai ricevuto un centesimo di nulla, e mai li chiederò. A costo di sacrifici sto pagando tutto io».

Giustizia per tutti e quattro ragazzi quindi, non solo per il suo

«Per tutti, l’amore per quelle giovani vite spezzate mi spinge a farlo non solo per Giordano, ma anche per Biagio, Matteo, Paolo. La sete di amore e di giustizia mi sprona ad andare avanti, e posso contare sul sostegno dell’altro mio figlio, Andrea, e dei colleghi di Giordano che ogni sabato bussano alla mia porta per darmi un saluto».

Viviana Bruschi