Mirandola, Borellini sull’attentato incendiario «La caserma era sicura?»

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Dopo la condanna a otto anni di carcere col rito abbreviato del giovane magrebino Boraja Otman che la sera del 20 maggio 2019 appiccò il rogo alla sede di Polizia Municipale di Mirandola – che causò la morte di una anziana e della sua badante, una ventina di intossicati e quattro ustionati gravi –, la consigliera della Lega Doroty Borellini è firmataria di una interrogazione sul livello di sicurezza del Comando di Municipale.

Oltre a esprimere solidarietà alle vittime e alle loro famiglie per la tragedia subita, la consigliera chiede al sindaco, all’assessore alla sicurezza, a dirigenti e tecnici incaricati all’epoca dei fatti di sapere «quali erano le misure volte a evitare intrusioni».

In particolare, «se gli accessi erano protetti da misure di sicurezza, tenuto conto della specifica destinazione dei locali; se all’interno del Comando erano custodite armi e, quali misure fossero, nel caso, state adottate per assicurarne la custodia; se nei locali vi fosse materiale combustibile e, nel caso, se fossero state adottate misure volte a garantire la sicurezza del fabbricato tenuto in particolare conto delle sovrastanti abitazioni; se i locali fossero dotati di sistema di sicurezza antintrusione e, nel caso, se sia entrato in funzione». Non solo, chiede anche «se i locali fossero dotati di sistema antincendio e se sia entrato in funzione; se l’amministrazione abbia accertato eventuali deficit nella predisposizione delle misure idonee a garantire la sicurezza dei locali all’epoca del tragico evento e, in caso positivo, se abbia o intenda assumere provvedimenti nei confronti dei responsabili; e quali soluzioni intenda adottare la amministrazione affinché analoghi episodi non abbiano più a ripetersi». Sulla sentenza, nei giorni scorsi, si era espresso il capogruppo Pd Roberto Ganzerli. «E’ una sentenza che non rende giustizia a vittime, familiari e all’intera comunità di Mirandola» ha detto. v.bru.