Missione compiuta, nuova casa per 9 profughi

Sono rientrati i van del viaggio sostenuto da Confapi Emilia che ha permesso di salvare mamme e bambini sul confine ucraino

Migration

di Francesco

Vecchi

La ‘missione umanitaria’ partita dal basso che ha creato un collegamento tra via Borsellino e la frontiera dell’Ucraina da ieri è compiuta. I tre van partiti venerdì mattina da Modena colmi di beni di prima necessità ed altre donazioni fatte dalle aziende del territorio sono infatti rientrati in Italia, senza più il materiale raccolto (lasciato a Cracovia), ma con nove persone che ora potranno ricongiungersi a parenti e conoscenti che vivono sul territorio nazionale.

Si tratta dei profughi, quattro i minorenni, che il gruppo di dodici cittadini, supportato da Confapi Emilia (in viaggio anche il direttore Stefano Bianchi), è riuscito ad ‘intercettare’ in Polonia, nell’ex centro commerciale di Przemysl, uno dei simboli del conflitto ucraino, e a Medyka, dove si trova la frontiera che divide i due paesi, ovvero l’Europa dalla guerra. Complessivamente i tre van hanno macinato oltre tremila chilometri e le dodici persone che hanno preso parte al viaggio nato via social grazie a un’idea di Cristina Giacomelli, una cittadina che ha deciso di attivarsi dopo aver visto le conseguenze delle bombe russe alla tv, hanno fatto i turni al volante per fermarsi il meno possibile.

A destinazione anche la mamma ucraina di 25 anni insieme ai suoi due bimbi di 2 e 4, che ha accettato di salire su uno dei van partiti dalla nostra città dopo aver atteso un passaggio per l’Italia per due giorni proprio a Medyka, laddove i polacchi accolgono i profughi, prestando loro soccorso. Ieri nel primo pomeriggio i primi due van con sei profughi ucraini hanno raggiunto via Borsellino per la classica foto di rito, il terzo ha proseguito direzione centro Italia, destinazione ultima della mamma e dei suoi due bambini.

"Lacrime, sorrisi, gioia, sofferenza, paura, speranza. Tre giorni di emozioni contrastanti che – il commento di Stefano Bianchi, direttore di Confapi Emilia – ci hanno permesso di conoscere un nuovo significato di sofferenza che noi italiani classe ’70 non conoscevamo e per questo torniamo a Modena più ricchi noi per primi. Tutto questo soltanto osservando le facce dei nostri compagni di viaggio ucraini ai quali speriamo di essere riusciti a dare un po’ di forza e un posto sicuro per preparare il proprio ritorno in patria. Tutto questo – continua Bianchi – è stato possibile grazie alla generosità e tenacia di Cristina che ci ha spinti tutti quanti a crederci, agli imprenditori di Confapi Emilia e non solo che ci hanno sostenuto e supportato e ai miei colleghi amici e volontari che ringrazio tutti. E ora a Daniel dico: ‘Tra poco riuscirai a vedere il mare che è stata la prima cosa che ci hai chiesto’".

Il nostro territorio continua ad ospitare nel mentre iniziative per il popolo ucraino: ieri pomeriggio a Piumazzo la ‘catena della pace e della fratellanza’ dedicata proprio alla tragedia che sta vivendo l’intera Ucraina.