Modena è terza in Italia per inflazione

I dati Istat elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori mettono il nostro Comune tra i tre più costosi del Paese, dopo Bolzano e Reggio

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Classifica delle città più care d’Italia: a piazzarsi al terzo posto è proprio Modena.

Ieri l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la lista che, con cadenza annuale, si basa sui dati dell’inflazione resi pubblici dall’Istat. Una valutazione fatta a livello regionale, ma anche per i singoli capoluoghi di regione e i Comuni con più di 150mila abitanti. A quest’ultimi appartiene Modena, terza, insieme a Reggio Emilia, che invece è al secondo posto, e Bolzano al primo. La più risparmiosa invece è Firenze, preceduta da Brescia e Ancona. In tutto questo, anche l’Emilia-Romagna detiene la mediaglia d’argento delle regioni più care, seconda solo al Trentino Alto Adige: il rincaro medio per una famiglia è di quasi 570 euro, 815 se la famiglia è di quattro persone.

Nello specifico delle città, a Bolzano spetta il primo posto in consideranzione del fatto che l’inflazione è salita, nell’ultimo anno, del 2.3%. Ossia 732 euro in media come spesa annuale aggiuntiva a famiglia, circa 1030 euro se parliamo di una famiglia di quattro persone. A Reggio il rialzo dei prezzi si attesa su un 1.9%, quindi rispettivamente 507 e 710 euro. Modena infine, con il suo 1.7% in più, fa alzare il bilancio annuale medio di 454 euro, quasi 640 se il criterio è sempre quello della famiglia di quattro persone.

Questo 1.7% salato di rincaro modenese è frutto dell’elaborazione degli indici di prezzi al consumo fatta al mese di giugno 2021. "Sono stati elaborati – spiega l’amministrazione locale – nel contesto delle misure adottate con il dpcm, per contrastare la nuova ondata della pandemia". È da maggio che è iniziato a ripartire un po’ tutto e di nuovo la pandemia ha scandito tempi e abitudini dei cittadini consumatori. Uno scenario in continuo cambiamento, per cui i risultati di questa analisi differiscono e non poco da quelli di aprile 2020.

A giugno, per esempio, si segna un aumento dei servizi ricettivi e di ristorazione, ma anche di mobili e articoli per la casa: entrambi saliti dell’1.9%. Hanno ingranato anche i trasporti (+0.8%), utenze domestiche (+0.2%) e un leggero rincaro interessa anche il settore abbigliamento e calzature (+0.1%). In corrispondenza di queste oscillazioni e più nello specifico rispetto al prodotto in sé, si registra anche un calo dei beni alimentari (-0.5%), sintomo di una vita vissuta forse un po’ meno tra le mura domestiche. Ugualmente invece crescono i servizi (+0.6%) in generale, ma anche quelli ricreativi e culturali (+1.5%) nonché quelli relativi ai trasporti pubblici (+0.7%).

I cali più consistenti interessano invece le comunicazioni (-1%), come conseguenza del calo prezzi di telefonia mobile o fissa. In discesa anche bevande alcoliche e tabacchi (-0.7%) anche se questo dato va attrbuito più al calo del prezzo degli acolici che dei tabacchi, che invece restano stabili. Una scivolata dello 0.1% riguarda infine i servizi sanitari e le spese sulla salute, frutto di un ribasso dei costi di prodotti farmaceutici e medicali. È indubbio comunque che gli effetti più forti si vedano su mobili, trasporti e servizi di ristorazione: "Per la prima voce – puntualizza sempre il Comune – si registra un trend positivo di quasi tutte le classi di spesa. Per la seconda, l’inizio della stagione estiva e l’allentamento delle misure restrittive portano a un netto incremento anche dei servizi di alloggio e, quindi, anche di quelli di trasporto".