Modena non è una città sicura e dobbiamo prenderne atto nonostante i tentativi di minimizzare da parte di chi, negli ultimi dieci anni, ha letteralmente consegnato la città al degrado, alla criminalità e a fenomeni come quello delle baby gang. Attacca a testa bassa il capogruppo di Fd’I Luca Negrini dopo l’episodio dell’accoltellamento in stazione. "Aggressioni, rapine e accoltellamenti si susseguono a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ecco il risultato del buonismo targato Partito democratico. È un miracolo che nessun passante o cittadino onesto si sia ancora trovato coinvolto in queste situazioni pericolose". Plauso invece al lavoro avviato dall’attuale prefetto. "Negli ultimi mesi abbiamo visto finalmente un cambio di passo positivo nelle attività di contrasto alla criminalità, grazie a un approccio attivo e deciso che purtroppo è mancato per troppo tempo".
Fratelli d’Italia – aggiunge Negrini – ha più volte richiesto, negli anni passati, l’attivazione di una task force composta anche da agenti della polizia locale, da affiancare alle altre forze dell’ordine per interventi mirati. Purtroppo queste richieste sono sempre rimaste inascoltate.
Echi dell’intenso dibattito di questi giorni, scaturito dall’incontro tra istituzioni e genitori della scorsa settimana. E proseguito poi in Consiglio comunale dove il confronto è stato serrato. Per il Partito democratico Francesco Antonio Fidanza ha distinto tra baby-gang e bullismo di strada, sottolineando che entrambi rappresentano tentativi ingiustificabili di affermare la propria identità attraverso la violenza. Fidanza ha evidenziato l’importanza dell’educazione familiare e ha osservato che le denunce sono un segnale positivo: "La prevenzione funziona, ma deve essere costante".
Francesca Cavazzuti ha elogiato il lavoro silenzioso dei docenti nel sostenere gli studenti più fragili, chiedendo più risorse per introdurre figure come il medi-educatore: "Un ruolo cruciale per insegnare alle nuove generazioni l’alfabeto delle emozioni". Stefano Manicardi invece ha proposto interventi culturali e formativi che coinvolgano anche i contesti sociali: "Lo Stato deve fornire risorse non solo economiche ma anche di competenze". Mentre Vittorio Reggiani ha proposto una giustizia riparativa, coinvolgendo i giovani in attività di volontariato.
Laura Ferrari di Alleanza verdi sinistra ha richiamato l’attenzione sull’aumento dei disagi sociali ma anche: "Il problema esiste, ma l’Amministrazione sta lavorando per promuovere azioni integrate tra controllo e prevenzione", Grazia Baracchi (Spazio Democratico) ha difeso l’impegno degli educatori: "È un luogo comune affermare che la scuola sia assente rispetto a questi fenomeni", invitando a investire in progetti già esistenti, Katia Parisi (Modena Civica) ha chiesto un Tavolo permanente tra istituzioni, famiglie e scuole per monitorare il fenomeno e adottare misure tempestive.
Per il Movimento 5 stelle Giovanni Silingardi (M5s) ha sottolineato l’importanza di rafforzare servizi come l’Educativa di strada, ma con risorse adeguate: "Solo quando il fenomeno assume connotati delinquenziali si deve ricorrere alla repressione".
Critica l’opposizione. Dario Franco di Fratelli d’Italia ha ribadito il valore educativo della punizione: "Solo con la certezza della pena i ragazzi possono crescere", mentre Giovanni Bertoldi della Lega ha parlato delle gravi conseguenze psicologiche delle violenze: "I genitori si sono ribellati, ma le risposte sono state tardive". Anche Paolo Barani di Fd’I ha lamentato la scarsa efficacia delle misure preventive, sollecitando protocolli con la magistratura minorile.
E intanto Daniela Dondi di Fratelli d’Italia critica l’appello del Partito democratico al governo per avere più agenti e rendere più severe le norme sui minori che delinquono: "Con l’approvazione del Decreto Caivano, abbiamo agito con determinazione: il provvedimento prevede un inasprimento delle sanzioni per lo spaccio, l’arresto in flagranza per i reati più gravi e il daspo urbano per i minori di almeno 14 anni, con divieto di accesso in alcune aree sensibili delle città. E non finisce qui: la pena massima per il divieto di rientro nei comuni aumenta, mentre le pene cautelari per i minori vengono ridotte, per garantire un percorso rieducativo piuttosto che la semplice punizione".