Modena in zona arancione negozi aperti, ai commercianti non basta

Da lunedì i negozi riaprono. Parrucchieri ed estetisti sulle barricate: "Gli abusivi che hanno continuato a lavorare in lockdown hanno ’abituato male’ i clienti a scapito di qualità e sicurezza. E i fatti hanno dimostrato che i focolai non sono nei nostri saloni"

Nunzio di Lauro, hair stylist modenese, al lavoro nel suo salone (FotoFiocchi)

Nunzio di Lauro, hair stylist modenese, al lavoro nel suo salone (FotoFiocchi)

Modena, 10 aprile 2021 - "I contagi sono aumentati nonostante le chiusure: non erano le nostre attività l’origine dei focolai e lo stop forzato ha soltanto incrementato l’abusivismo e il lavoro nero. Speriamo che si ricominci presto a lavorare in serenità". Lo sconforto dei commercianti supera di gran lunga l’entusiasmo per il ritorno in zona arancione – ’certificato’ ieri da Istituto superiore di sanità e ministero – e la conseguente riapertura delle attività.

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Parrucchieri, estetisti e titolari di negozi vengono da un periodo nero e ora vedono spiragli di luce. Ma la paura di non riuscire a invertire la rotta e ricadere nell’incubo delle serrande chiuse c’è eccome. A temere che il settore rischi di ‘traballare’ ancora a lungo, a causa della fuga di clienti che, nel corso di queste settimane di lockdown, si sono rivolti agli ‘abusivi’ è Daniela Tegzes dell’estetica Dany di Viale Muratori.

"Innanzitutto vorrei sottolineare come i danni economici non siano temporanei ma permanenti. Con le chiusure a singhiozzo i cittadini hanno iniziato a rivolgersi a persone che lavorano in casa e che offrono ovviamente prezzi più ’convenienti’ rispetto ai professionisti. Questo ha fatto sì che diverse persone si siano abituate ai servizi a domicilio nonostante i numerosi e noti rischi. Infatti – sottolinea l’estetista – la situazione che stiamo vivendo si era già presentata nel corso del precedente lockdown ed ora, probabilmente, con la costante insicurezza in cui viviamo, la nostra attività sarà ancora più compromessa. Inoltre c’è chi, temendo chiusure ancora più lunghe ha preferito passare al ‘fai da te’ col risultato che tanti miei clienti hanno acquistato la macchinetta per la ceretta o tutto il necessario per sistemarsi le unghie col gel semi permanente. Cosa ne è scaturito? In tanti mi hanno chiamato perché si sono trovati con mani e pelle rovinati. Non ci si può improvvisare estetisti. A ciò si aggiunge la perdita di circa il 30 per cento di fatturato".

A rincarare la dose il noto hair stylist Nunzio di Lauro. "Quest’ultima chiusura in particolare l’abbiamo vissuta malissimo sia dal punto lavorativo che da quello umano. Professionalmente è stata destabilizzante anche perché ritengo che le misure adottate nei nostri confronti siano ingiuste. Parlo ovviamente per la mia attività – sottolinea Di Lauro – ma non abbiamo mai registrato contagi e abbiamo sempre lavorato in estrema sicurezza, adottando le necessarie misure. Tra l’altro il salone è grande: gli spazi sono quindi idonei e il lockdown a mio avviso è stato non solo inutile ma pure controproducente. Abbiamo le conferme di come le chiusure a singhiozzo abbiano innescato abusivismo e lavoro nero: tanti miei colleghi hanno lavorato a casa innalzando i rischi di contagio e per chi rispetta le regole le perdite sono state altissime. Non conto neppure più i clienti che mi hanno chiesto di ‘chiudere un occhio’ e pettinarli a casa ma mi sono sempre rifiutato di farlo. In queste ore mi stanno bombardando di telefonate perché hanno appreso del ritorno in fascia arancione – sottolinea ancora Di Lauro –, le persone non vedono l’ora di dedicarsi tempo e ‘sistemarsi’, ma vorrei che si capisse che la nostra categoria non era tra quelle ad alto ri schio".

Felici di accogliere nuovamente i clienti anche i titolari dei negozi di abbigliamento: "Siamo riusciti a mandare avanti l’attività attraverso le vendite online e le consegne a domicilio, ma sicuramente non è la stessa cosa – commenta Patrizia Santini del negozio ‘Trend’ di via Emilia Centro – Quello che non capisco è come mai abbiano concesso di restare aperti a negozi di abbigliamento sportivo, bambini e intimo. In quegli esercizi non ci si contagia? Noi abbiamo sempre fatto entrare al massimo due persone per volta igienizzando costantemente gli ambienti eppure ci hanno additato come categorie a rischio. A rendermi felice, però, è il sorriso della gente che ha voglia di comprare, di sentirsi bene; di inaugurare un abito nuovo anche solo dentro casa perchè tutti abbiamo bisogno di tornare alla normalità".