Modena è la terza città più cara d’Italia

Medaglia di bronzo nella classifica stilata dall’Unione Consumatori «Ogni famiglia spende all’anno 256 euro in più rispetto alla media nazionale»

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Ci sono primati che fanno piacere e altri meno. Sicuramente appartiene all’ultima categoria quello di ‘città più cara d’Italia’. E per Modena essere sul podio di questa graduatoria, che dice molto sulla situazione dei suoi cittadini e soprattutto dei loro portafogli, non è proprio una bella notizia. A certificare il terzo posto è la classifica stilata dall’Unione Nazionale Consumatori su dati Istat, che certificano l’inflazione delle regioni e dei capoluoghi e comuni con più di 150mila abitanti. Stando all’indagine, sotto la Ghirlandina l’aumento dei prezzi su base annua del 0,7% comporta una spesa supplementare di 256 euro per una famiglia di tre persone, che scende a 195 euro per quella tipo di 2,4 componenti. Al primo posto della graduatoria delle città ‘salasso’ c’è Bolzano (inflazione +1,1%) con una spesa aggiuntiva di 382 euro per nucleo. Al secondo posto Bari, dove l’incremento dell’1% determina un aggravio annuo per famiglia (3 componenti) pari a 258 euro (208 per la famiglia tipo). Medaglia d’oro come città più risparmiosa Parma: qui l’abbassamento dei prezzi (-0,4%) genera un risparmio annuo di 146 euro. Al secondo posto Ancona (-0,3%, pari a -84 euro, -67 per famiglia tipo) e al terzo Aosta, -0,2%, con un ribasso del costo della vita pari a 73 euro. Tornando a Modena, risulta essere invece in discesa l’inflazione su base congiunturale mensile - pari a -0,2% - rispetto a settembre 2019. In particolare, secondo le rilevazioni del servizio Statistica comunale quattro delle 12 divisioni analizzate risultano in crescita e otto in calo.

Il taglio percentuale più evidente in ottobre (- 1,4 %) è alla divisione ‘Comunicazioni’ imputabile alla minor spesa registrata per l’acquisto di apparecchi per telefonia fissa e mobile. In aumento i costi dei servizi internet su rete mobile. È, invece, ‘Istruzione’ (+ 1,5 %) la divisione con la variazione positiva più alta a ottobre, imputabile alla maggior spesa per la frequenza ai corsi d’istruzione e formazione.

Segue, tra i rincari, ‘Abitazione, acqua ed energetici’ (+ 1,2 %): qui hanno contribuito all’incremento mensile gli aumenti sulle tariffe trimestrali del gas uso domestico, del gasolio da riscaldamento e dell’energia elettrica sia per il mercato libero che per il mercato tutelato (rilevazione nazionale). In calo la spesa per l’acquisto di prodotti per la riparazione e manutenzione casa.

La terza divisione per crescita percentuale a ottobre (+ 0,8 %) è risultata ‘Abbigliamento e calzature’, con l’intero comparto che registra picchi congiunturali sull’abbigliamento uomo, donna e calzature, a seguito dell’entrata sul mercato degli articoli della nuova stagione autunno-inverno. Segno più anche per ‘Servizi sanitari e spese per la salute’ (+ 0,2 %) dove il modesto incremento su base mensile si deve alla maggior spesa rilevata su alcuni servizi paramedici privati.

Vincenzo Malara