
Tante le gallerie modenesi che espongono arredi, quadri e oggetti di pregio e valore tutti da scoprire
Il legno delle due consolle splende d’oro e il piano in marmo diaspro (uno più rosso, l’altro sui toni del giallo) ne accresce il pregio. L’antiquario Matteo Giusti di Formigine ci mostra una foto: c’è Silvio Berlusconi nel suo studio a Palazzo Grazioli, che è stato per anni sua residenza romana. "Riconosce le due consolle? – domanda Giusti –. Eccole qui. Sono proprio queste". Sono due pezzi preziosissimi del Seicento romano, quasi certamente realizzati da Filippo Passarini, mobiliere e incisore della cerchia del Bernini, e a lungo sono stati fra gli arredi del piano nobile che Silvio Berlusconi prese in affitto dal 1995 e dove ha abitato fino al 2020. Due anni fa il palazzo è divenuto sede della Stampa estera a Roma, i locali sono stati riarredati e alcuni mobili d’epoca sono finiti sul mercato. "Io li ho avvistati a un’asta, e ho compreso subito che si trattava di pezzi molto ricercati – confida Giusti –. Poi le foto mi hanno rivelato la loro storia".
Le due consolle sono fra gli oggetti speciali in mostra (e in vendita) fino a domenica a Modenantiquaria, nei padiglioni di ModenaFiere. Fra le cento gallerie italiane e straniere di questa 38ª edizione, spiccano anche le proposte degli antiquari modenesi, custodi di un’esperienza e una qualità riconosciute. In primis Pietro Cantore, presidente degli Antiquari modenesi e vicepresidente degli Antiquari d’Italia, che dal suo atelier di via Farini ha portato alcuni capolavori, come la famosa "Pala Tacoli" (oggi "Pala Grossi"), opera di Giovanni Antonio Bazzi (1490 circa), "un dipinto che rivela anche connessioni con la scultura di Guido Mazzoni", dice Cantore. Nel suo stand anche la seicentesca "Maddalena in adorazione del Crocifisso" di Luca Ferrari (detto Luca da Reggio) e "Lot e le figlie" di Domenico Pedrini, pittore bolognese del ‘700, "un dipinto che un cliente acquistò da me nel 2002 ed è tornato sul mercato – ricorda l’antiquario –. Come ripeto spesso, ‘girano più i quadri de li cristiani’...". Ha una bella storia anche il "San Girolamo", terracotta di Alfonso Lombardi (realizzata attorno al 1525, dunque cinque secoli fa), esposta dalla galleria Ossimoro di Spilamberto. "Quest’opera venne già fotografata nel 1993 in un servizio che la celebre rivista Ad realizzò in una fortezza del ‘400 in Romagna – spiega l’antiquario Sergio Bianchi –. Da ricerche effettuate, si tratta probabilmente di uno studio per opere di committenza privata o religiosa". La scultura è stata anche effigiata nel catalogo della mostra sul Rinascimento in corso al Palazzo dei Diamanti a Ferrara e vi si riconoscono riferimenti a opere presenti nelle chiese del territorio romagnolo, in particolare della zona di Castel Bolognese. La galleria Ossimoro espone anche pregiate maioliche cinquecentesche faentine, fra cui una curiosa "Coppa erotica", e il busto bronzeo di Agostino Depretis, già presidente del Consiglio, opera dello scultore Luigi Preatoni, che fa il paio con un analogo busto conservato nella collezione d’arte del Palazzo della Consulta a Roma. Una bellissima ribalta lastronata in radica di noce e rigatino di fabbricazione modenese, risalente alla metà del ‘700, è poi fra i pezzi più preziosi portati in fiera dalla Galleria antiquaria Camellini di Sassuolo, "un mobile piuttosto raro, in perfette condizioni", sottolinea Elisa Camellini. Proprio accanto, una coppia di comò Luigi XV in radica di noce, sempre risalenti alla metà del ‘700: "Oggi spesso è difficile trovare mobili ‘gemelli’, perché talora le coppie vengono smembrate", spiega Silvana Camellini. Già: ognuno di questi tesori che attraversano il tempo ci può ‘dire’ qualcosa, e accompagnarci dal passato al futuro.

