Morte di Mattia Dall’Aglio, indagato un medico

Il giovane, deceduto nel 2017 in piscina, aveva una patologia cardiaca Il dottore però avrebbe rilasciato il certificato per l’attività sportiva

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di Valentina Reggiani

Il malore fatale non era prevedibile. E’ una delle motivazioni che ha portato il pm Katia Marino a chiedere l’archiviazione per il presidente dell’associazione ‘Amici del nuoto’ Mirco Merighi e per il tecnico Luciano Landi, indagati per la morte del nuotatore reggiano di 24 anni Mattia Dall’Aglio. Iscritto invece nel registro degli indagati un medico reggiano - l’ipotesi di reato è quella di omicidio colposo - che

rilasciò l’abilitazione all’attività sportiva al campione. Il nullaosta risultava in realtà già scaduto nell’agosto 2017, mese della tragedia ma, secondo la pubblica accusa, il professionista in questione non avrebbe effettuato gli approfondimenti sanitari necessari sul giovane nuotatore. Perchè, come emerso in sede di indagine, il 24enne reggiano prima del decesso aveva avuto problemi di aritmie tanto da restare per qualche tempo in osservazione. Aritmie legate ad una grave patologia cardiaca congenita - si è scoperto poi - che ha portato alla morte. Quel che la procura intende capire è se il medico in questione abbia effettuato tutti gli accertamenti necessari ad indagare sul problema di salute del ragazzo. Il fascicolo, per competenza teritoriale, è stato trasferito alla procura di Reggio Emilia. Ricordiamo che il cuore del giovane nuotatore si era fermato all’improvviso in una calda domenica del sei agosto 2017: Mattia era morto per arresto cardiocircolatorio mentre faceva riscaldamento all’interno della stanza adibita a palestra dei vigili del fuoco, dissequestrata nel recente passato. Tra i quesiti principe, che avevano portato ad indagare presidente dell’associazione e tecnico, il lasso di tempo trascorso tra il malore e il rinvenimento del corpo del giovane. Sarebbe stato possibile salvare Mattia con un intervento immediato? Il pm Marino ha però escluso, a fronte degli esiti delle perizie, un nesso causale tra il comportamento omissivo e la morte del ragazzo. Non si può escludere che il 24enne si sarebbe sentito male in una circostanza diversa. «Ritengo che le lunghe attese abbiano portato al risultato che nella nostra ultima memoria avevamo sottolineato – afferma Giulio Garuti, legale di Landi e Merighi. La vicenda sarebbe accaduta in qualsiasi luogo. Non era prevedibile, insomma per i miei assistiti un evento di questo tipo. Per la tragedia che tocca ancora i miei assistiti la notizia è positiva perchè in questo modo possono riprendere a svolgere l’attività anche nel ricordo di Mattia». Il 24enne, come Davide Astori, capitano della fiorentina, è stato stroncato da una cardiomiopatia aritmogena.