Morto nel silos del vino Cgil: ’Esalazioni killer?’

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Potrebbe svolgersi già domattina, al reparto di medicina legale del Policlinico di Modena, l’autopsia sul corpo di Roberto Antolini (nella foto), il 46enne di Bazzano (nel Bolognese) morto venerdì nell’azienda vitivinicola Caviro di Savignano sul Panaro. L’operaio, che lavorava nella cantina da 27 anni, era partito dalla sua abitazione nel capoluogo di Valsamoggia poco prima delle nove del mattino.

Aveva salutato mamma Teresa e papà Enio e aveva iniziato la sua giornata lavorativa nello stabilimento dove ha trovato la morte poco prima delle 13.30, per cause ancora tutte da stabilire. Stava travasando del vino da una botte d’acciaio quando ha perso conoscenza e si è accasciato con la testa riversa sul bordo del grande contenitore. "Quando sono arrivato era a terra steso tra le botti, con i medici che avevano appena constatato la morte", spiega lo zio Valter, avvertito dell’incidente dalla madre, con la quale si era messa in contatto la direzione della cantina. I primi a dare l’allarme sono stati i colleghi, che lo hanno visto immobile. "Lavorava lì da tanto tempo e non era mai successo niente. Mai un incidente, mai un contrasto. Roberto faceva sempre il suo dovere e in casa mi aiutava sempre con suo padre", ha detto la madre, Teresa Zanetti. Sulla dinamica e sulle possibili cause della morte indagano i carabinieri della stazione di Savignano e i tecnici della medicina del lavoro. Costernati anche conoscenti e amici, che ricordano Roberto come un ragazzo serio e riservato. I sindacati Fai Cisl Emilia e Flai-Cgil auspicano "che sia fatta velocemente luce su quanto successo" in quanto si teme l’ipotesi di un "rischio di morte per le esalazioni provenienti dai silos".

g. m.