REDAZIONE MODENA

Trovato morto nel parcheggio di via dell’Abate, archiviazione per i carabinieri indagati

Taissir Sakka venne trovato senza vita in via dell’Abate il 15 ottobre 2023: nessuna aggressione da parte dei militari dell’Arma. L’uomo morì per un’insufficienza cardiaca improvvisa legata a una patologia: positivo all’alcol e alla droga non aveva segni di violenza in grado di determinare il decesso

Taissir Sakka è stato trovato morto domenica in un parcheggio in via dell’Abate

Taissir Sakka è stato trovato morto domenica in un parcheggio in via dell’Abate

Modena, 20 gennaio 2025 – Archiviazione per i sei carabinieri finiti indagati a Modena dopo la morte del 31enne tunisino Taissir Sakka, trovato cadavere la mattina del 15 ottobre 2023 in un parcheggio in via dell'Abate. Lo ha deciso il Gip del tribunale Barbara Malavasi che ha archiviato il fascicolo a carico dei militari dell’arma.

Per il decesso un carabiniere rispondeva di morte come conseguenza di altro reato, mentre cinque colleghi militari di lesioni provocate al fratello del 31enne. Il giudice ha accolto la richiesta della Procura, sciogliendo la riserva dopo l'udienza di giovedì, fissata per discutere l'opposizione dei difensori del fratello del tunisino, avvocati Fabio Anselmo e Bernardo Gentile. Nell'archiviazione si sottolinea come la consulenza medico legale abbia segnalato che Sakka morì per una insufficienza cardiaca improvvisa legata ad una patologia, che era positivo ad alcol e droga e come non avesse segni di violenza in grado di determinare il decesso.

Prima di morire era stato sottoposto a un controllo dei carabinieri, dopo che era stata segnalata una lite in un circolo di Ravarino: qui i militari trovarono i fratelli, conosciuti alle forze delle ordine, ubriachi, e dopo averli portati in caserma li rilasciarono. Poi nacque un diverbio con il fratello che venne riaccompagnato all'interno, mentre Taissir Sakka si allontanò: in seguito venne cercato ma non venne mai localizzato. Il fratello presentò denuncia, ma per il Gip gli elementi raccolti dalle indagini della squadra mobile, complete e approfondite, smentiscono in toto la versione del tunisino che ha fornito una ricostruzione ritenuta non veritiera, incongruente e strumentale, tesa ad incolpare i carabinieri di un'aggressione ai suoi danni e a quelli del fratello. Quello che ha riferito risulta infatti contraddetto dalla visione delle immagini delle telecamere nei luoghi dell'inseguimento, da cui non emerge alcuna colluttazione. “Abbiamo avuto sempre fiducia dal primo momento nella giustizia. Come Usmia abbiamo assicurato la tutela legale ai nostri iscritti, per il tramite degli avvocati Cosimo Zaccaria e Roberto Ricco e la copertura per le spese per i consulenti tecnici”, commenta Alfonso Montalbano per Usmia Emilia-Romagna.

"Il giudice per le indagini preliminari di Modena ha finalmente messo nero su bianco che nei confronti dei fratelli Sakka non vi fu alcuna violenza e che l'operato dei militari dell'Arma dei carabinieri fu assolutamente corretto”. Lo sottolineano gli avvocati Cosimo Zaccaria e Roberto Ricco, difensori di quattro dei sei carabinieri per cui è stata decisa l'archiviazione. “Nonostante, ancora nei giorni scorsi, si sia ventilata a mezzo stampa l'ipotesi, addirittura, di un arresto illegale o del sequestro di persona dei due fratelli Sakka da parte di sei carabinieri, l'Autorità giudiziaria ha definitivamente accertato che la morte di Taissir Sakka fu tragicamente causata da una grave malformazione cardiaca e che neppure al fratello Mohamed fu torto un capello, mentre non vi è alcun altro rimprovero da muovere nei confronti di sei appartenenti delle forze dell'ordine”, continuano.

Le indagini e la decisione del Gip hanno quindi accertato che “nessuna violenza né arresto illegale: i militari dell'Arma dei carabinieri agirono correttamente garantendo l'ordine pubblico e riteniamo doveroso richiamare l'attenzione su questo importante provvedimento che mette la parola fine ad un anno e mezzo di profonda sofferenza degli indagati, vittime di accuse gravemente calunniose”, concludono i legali.