
Se alzate gli occhi in via Donzi – fra la via Emilia e il tribunale – una lapide antica vi riporta a quella tragica domenica 1° luglio 1827: quella sera d’estate, "in una stanza della contrada sotto la parrocchia di San Vincenzo", Maria Pédena, "d’anni 15 non ben compiti", venne uccisa a coltellate da Eleuterio Malagoli, liutaio d’anni 35, che poi si tolse la vita. Lui – recitano le carte processuali dell’epoca – ardeva di "passione d’amore" per la ragazzina, ma lei glielo aveva "costantemente negato": tentò dunque "di toglierle quella verginità che ella seppe custodire col massimo sacrificio".
Sono trascorsi quasi due secoli, ma ancora oggi quel delitto ci interroga, "perché il femminicidio non cambia mai pelle: le donne sono sempre state e continuano a essere vittime di insensata violenza in società di stampo patriarcale", osserva Martina Bagnoli, direttrice delle Gallerie Estensi, che ha curato la mostra - dossier dedicata proprio a "La triste storia di una bella bambina". Fino al 17 marzo 2024 in Galleria resteranno esposti i documenti originali relativi al caso Pedena (custoditi nella raccolta Campori della Biblioteca Estense e all’Archivio di Stato), oltre a una serie di incisioni e disegni che testimoniano lo scalpore procurato dall’orribile delitto. "Maria Pedena divenne eroina di virtù femminili", aggiunge Martina Bagnoli: ci fu chi la fece assurgere a modello di santità (ne è stata proposta la beatificazione), chi vide in lei l’ideale romantico di chi si sacrifica per i propri ideali, chi la considerò perfino un esempio patriottico.
Maria era una ragazza come tante della sua età: ricamatrice, era fidanzata con un violinista. La sua famiglia aveva ascendenze ebraiche, ma il padre si era convertito al cattolicesimo, cambiando il cognome da Urbini a Pedena. Eleuterio Malagoli non era uno sconosciuto: abitava nelle vicinanze, le famiglie si frequentavano e lui, pur "ammogliato e con una figlia", si era innamorato della ragazzina. Quella sera, con uno stratagemma, riuscì a rimanere solo con lei, tentò di violentarla ma – come appurarono gli esami successivi – non riuscì nell’intento e ferì a morte Maria. Aveva premeditato il delitto. Poi si tagliò la gola. Il duca Francesco IV volle comunque infliggergli la punizione suprema e – pur già cadavere – qualche giorno dopo lo fece appendere alla forca, con un cartello (visibile in mostra). Cinquant’anni fa le spoglie di Maria sono state traslate al Santuario della Madonna del Murazzo.
L’eco del delitto oltrepassò i confini del ducato. Giovanni Busato, pittore di fama, ricostruì la vicenda in alcuni disegni a penna e inchiostro, due dei quali sono stati acquistati a Modenantiquaria dall’Associazione Amici delle Gallerie Estensi che li ha donati alle collezioni statali. Le immagini di Busato e di Pietro Zandomeneghi ispirarono poi una serie di stampe che fecero il giro d’Italia. In un bassorilievo del 1834 Maria è raffigurata con un cespuglio di rose, come la Madonna, perché – si legge – fu "colei che dalla sua castità ha guadagnato la sua Gloria".