"Mostre snobbate? I biglietti non sono tutto"

L’assessore Bortolamasi: "Stiamo cercando una ’via modenese’, che sviluppi i percorsi di produzione culturale della nostra città"

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di Davide Miserendino

Le mostre modenesi, stando alle classifiche della rivista specializzata ’Il Giornale dell’arte’, attirano pochi visitatori rispetto a quelle organizzate da città similari. I numeri dicono che nel 2021 la più vista è stata ’AuroraMeccanica’ alla Galleria civica, con 2800 visitatori circa. Ne abbiamo parlato con l’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi.

Perché i visitatori sono pochi?

"La mostra al San Paolo dedicata a Tirelli ha chiuso con 5mila visitatori: aperta in piena terza ondata Covid, con una serie di eventi collaterali sold-out. Non so se sono pochi o tanti, 5mila visitatori, sono consapevole siano numeri che non possono competere con mostre di rilievo nazionale che assorbono per lunghi periodi notevoli risorse di città delle dimensioni di Modena, ma rappresentano un segnale significativo in questa fase. Noi, abbiamo puntato su una offerta culturale diffusa in tutta la città e su una programmazione di Festival che ormai abbraccia tanti linguaggi culturali diversi: questo non vuole dire che non stiamo lavorando per trovare un nuovo equilibrio, che aumenti anche i numeri nelle mostre in città".

Esperti del settore parlano di proposte troppo di nicchia.

"Non esiste un pubblico per le mostre, ma tanti pubblici diversi a cui rivolgersi con proposte diversificate: tra i compiti dell’istituzione c’è anche quello di promuovere la conoscenza di prodotti culturali di più difficile fruizione. Molte delle mostre di arte contemporanea sono in linea e coerenti con il percorso che ha portato al riconoscimento di Modena città creativa Unesco nell’ambito Media Arts, un’espressione artistica che esplora nuove forme d’arte, sempre più collaborative e interattive, sulle quali Modena vuole investire e posizionarsi nel tempo; con installazioni, applicazioni robotiche, sound-art e video-art".

Modena aveva iniziato un percorso sulla fotografia, poi abbandonato. Perché?

"Non parlerei di abbandono, in questi anni sono state proposte mostre ed autori di rilievo: l’impegno, semmai, è quello di rafforzare questo tipo di proposta, a partire dal patrimonio di Fmav. Un esempio: la mostra di Ghirri che sarà curata da Fmav nel prossimo settembre. Mi permetto un’ulteriore osservazione: dobbiamo iniziare a ragionare in una logica più ampia, non competitiva ma collaborativa con altre città. L’Emilia-Romagna è un unico territorio nel quale ogni città ha una sua specificità culturale, le città collaborano attraverso le reti, ad esempio, il progetto di valorizzazione del lavoro di Ghirri, nel trentennale della sua scomparsa che coinvolge Reggio Emilia, Modena e Parma".

C’è chi dice che il vero problema siano le strutture. Ora con Estense e Sant’Agostino le cose cambieranno...

"La riqualificazione di grandi contenitori, come l’ex Ospedale Sant’Agostino e l’ex Estense, consentirà di dotare la città di spazi espositivi di rilievo nazionale. È una condizione necessaria ma non sufficiente: l’impegno che ci sta guidando in un percorso di confronto e condivisione, con Fondazione di Modena, Università e Gallerie Estensi è quello di far procedere parallelamente contenitori e contenuti. Proprio su questo, non va dimenticato che Fmav è impegnata in una fase di passaggio che vedrà il suo esito finale in Ago-Modena Fabbriche culturali: un’occasione di rilancio non solo delle arti figurative e visive ma di una nuova sinergia con le altre attività del polo culturale".

Perché i ’mostri sacri’ della pittura non passano da qui?

"Non credo che l’obiettivo della nostra città, sia quello di fare concorrenza a realtà consolidate, che hanno deciso di investire principalmente in questo terreno artistico, come non servono solo mostre ’a pacchetto’, già confezionate. Va trovata una ’via modenese’ anche in questo ambito: rafforzando le nostre vocazioni, sviluppando percorsi di produzione culturale, partendo dalle risorse, competenze e dal patrimonio artistico culturale della nostra città".

La città ha intenzione di percorrere la strada delle mostre ’di successo’ o semplicemente non è un nostro obiettivo?

"Va trovata una nostra via, un percorso che non replichi esperienze di altre città o riproponendo filoni già sfruttati. Lavoriamo per proposte originali, che caratterizzino la nostra scena culturale e che intercettino un pubblico sempre più vasto. La cultura deve stimolare riflessioni, rafforzare le relazioni e i legami della nostra comunità: non si misura tutto e solo con il numero di biglietti".