Muore di overdose nel capannone del degrado

Migration

SI TRASCINA davanti al cancello pendente, visibilmente forzato poi solleva il capo per accennare un fugace segno della croce. Dopo di che riprende il suo cammino claudicante verso alcune baracche, in fondo alla strada chiusa. «Vivo lì – indica con un dito – e fino a due giorni fa anche lei». E’ la Modena oscura che in pochi conoscono ma che fa paura. Domenica notte un giovanissimo clandestino ha allertato la centrale operativa: su un lettino ospedaliero, situato all’interno di uno dei noti magazzini fatiscenti dello scalo merci, accanto alla stazione ferroviaria, giaceva il cadavere di una donna. Sarà ora l’autopsia a chiarire cosa abbia strappato alla vita Elsa Rocchi, 42 anni, con un passato di tossicodipendenza e qualche precedente. Era stata avvistata circa una settimana fa Elsa: vendeva il proprio corpo nella zona del Tempio. Era divenuta poco più che una sagoma: magrissima e sofferente. Accanto al cadavere, domenica notte, sono state trovate alcune siringhe. Ma pare che non sia stata un’overdose ad uccidere la donna; piuttosto una vita ai margini, divisa tra la strada e il crack. «Stava male – racconta un’amica della 42enne che, come la vittima fino a pochi giorni fa, dorme dietro ai capannoni pericolanti dello scalo merci. Era andata in ospedale poi venerdì l’ho vista tornare ed entrare nell’edificio. Non ne è più uscita». La giovane, trent’anni al massimo, si trascina quindi verso una baracca situata accanto ai binari dove ad attenderla c’è un’altra ragazza, un altro ‘fantasma’ della strada dal volto scavato e gli abiti intrisi di sangue e sporcizia. «Qui la sera siamo in tanti – ci informa infine la giovane – dormiamo qua, non abbiamo un altro posto dove andare». Gli spazi angusti dove il corpo è stato rinvenuto l’altra notte dagli agenti della squadra mobile subito intervenuti sui posti mette i brividi. A terra siringhe, escrementi e rifiuti oltre a parecchie tracce di sangue sul muro e a giacigli luridi. Al centro della stanza quella branda ospedaliera che i tossicodipendenti usano un po’ per spararsi in vena la roba, un po’ per riposarsi la sera. Gli uomini della mobile sono rimasti a lungo nello stabile domenica notte ma pare che - visto anche l’esame esterno della salma da parte del medico legale – siano stati esclusi segni di violenza sul corpo della donna. La morte risalirebbe a circa due giorni fa. Nessuno, prima, si è accorto di lei. Cosi come pochi immaginano cosa si nasconda all’interno di quelle grandi stanze che orodano di morte.

Da tempo immemorabile l’ex scalo merci funge infatti da un ritrovo di sbandati, senzatetto e tossicodipenti. Un inferno a due passi dal centro storico di cui si è parlato spesso ma che è piombato comunque nel dimenticatoio. Una città parallela attraversata quotidianamente da centinaia di persone, tra cui turisti, che fornisce un alloggio ad anime dimenticate. Un luogo lugubre dove all’interno, nell’indifferenza di tutti, si può pure morire a 40 anni.

Le indagini sulla morte di Elsa sono ora nelle mani della squadra mobile ma l’ipotesi è che la donna sia stata colta da un improvviso malore. Un altro ‘fantasma’ dello scalo merci si è accorto di quel corpo senza vita e ha dato l’allarme. Ieri, in sella ad una bici, è ripassato accanto ai magazzini pericolanti. «Lì c’era una donna l’altra sera. Era morta», ha detto prima di rimettersi a pedalare.