Museo del Lambrusco a Levizzano Le voci in dialetto dei nostri nonni faranno da sottofondo sonoro

Il progetto intitolato ‘Lingua madre, le voci e gli sguardi della nostra storia’, studiato dal Comune di Castelvetro per il proprio Museo del Vino e della Società rurale ‘Rosso Graspa’, è entrato nell’elenco dei tredici finanziati dalla Regione attraverso un bando finalizzato alla «salvaguardia e valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna». Sono stati dunque stanziati 15mila euro, che verranno utilizzati nelle sale del castello di Levizzano – sede del museo – per sviluppare alcune idee dell’assessora Giorgia Mezzacqui e della curatrice di ’Rosso Graspa’ Alessandra Anderlini.

Tra queste spicca il progetto ‘Le voci di ieri’, che andrà a creare una sorta di ‘doccia sonora’ capce di investire il visitatore al suo passaggio con suoni, voci e racconti in dialetto riconducibili alla vita nei campi dei nostri nonni. Ci saranno tre ‘stazioni’: una dedicata alla vinificazione, una in grado di ricostruire l’atmosfera domestica di una cucina di una volte, e un’altra ambientata nella stanza delle botti.

Verrà poi realizzato ‘Io ti racconto’, audio-guide in dialetto per i visitatori con storie della campagna locale raccontate da alcuni personaggi castelvetresi. E ancora ‘Giro, giro, tondo’, un percorso di avvicinamento al dialetto pensato per i bambini delle scuole, e ‘La poesia’, progetto incentrato sulle voci poetiche dialettali della nostra regione, a partire dai versi di Emilio Rentocchini.

«Alessandra ed io – ha spiegato Giorgia Mezzacqui – abbiamo creduto molto in questa operazione, perché vi abbiamo immediatamente percepito la possibilità di far crescere anche il nostro museo, passo dopo passo. Sono cresciuta in una famiglia in cui si raccontava che i ‘padroni’ parlavano bene la lingua italiana, a differenza dei miei. Così mi hanno fatta studiare perché potessi apprenderla meglio di loro e non sentire su di me il senso dell’imbarazzo o della vergogna. Ma la vergogna oggi diviene pregio, ricchezza. Il museo proverà così a parlare: entrando nelle sua sale potremo sentirne i suoni, le voci,

i canti, i rumori degli strumenti, la rézdora in cucina che chiama alla tavola, oppure il garzone che

racconta il lavoro nelle campagne».

v. g.