di Stefano Marchetti
Musiche che arrivano da un illustre passato e viaggiano verso il futuro. Nasce il nuovo festival ’Gli spazi del suono’, promosso da I Madrigalisti Estensi con il sostegno della Fondazione di Modena e del Comune, per valorizzare ancor più un tesoro di composizioni che Modena custodisce da secoli e renderlo fruibile anche attraverso i nuovi strumenti digitali. "Nel corso dei secoli, e soprattutto nel ‘600, Modena è stata un punto nevralgico della cultura musicale europea. Questo patrimonio musicale, che era conosciutissimo nei secoli XVII e XVIII, è in gran parte disseminato tra le raccolte della Biblioteca Estense e della Biblioteca Capitolare della Cattedrale, ma è ancora in buona parte inesplorato", spiega il direttore artistico Michele Gaddi. Il festival intende appunto andare a ‘scoprire’ e a illuminare perle preziose, da riportare alla luce (e soprattutto alle note).
Il festival si articolerà in tre rassegne, fra ottobre e dicembre. Prima tappa dal 1° al 7 ottobre con il programma ’Al Cielo Estense’ dedicato alle opere sacre di Antonio Maria Pacchioni, compositore allievo del celebre Giovanni Maria Bononcini, che dall’ultimo ventennio del Seicento fu Maestro di Cappella sia presso il Duomo e che alla corte ducale. "La sua scrittura era spettacolare", sottolinea Gaddi. Dalla Biblioteca Capitolare arriva il manoscritto (riordinato e in parte ricostruito) della ’Messa da Requiem’, esempio unico di composizione modenese per l’ufficio dei defunti del XVII secolo, che verrà eseguita sabato 7 ottobre nella chiesa di Sant’Agostino, insieme a un ’Kyrie e Gloria à 5 con istromenti’ dell’Estense. Al concerto (che vedrà protagonisti anche giovani musicisti selezionati dai Madrigalisti in un percorso formativo) si suonerà anche il prezioso organo costruito da Giovanni Battista Facchetti nel 1518.
La seconda rassegna, dal 6 al 12 novembre, ci riporterà invece ’I furti amorosi’ ovvero i madrigali a 6 voci di Girolamo Belli, compositore ferrarese vissuto un secolo prima, rispetto a Pacchioni: si formò alla corte estense, fu carissimo amico di Torquato Tasso, poi verso il 1580 lavorò anche a Roma, al servizio del Papa, insieme a Pierluigida Palestrina e Tomas Luis de Victoria. In queste composizioni Belli ‘rubava’ qualche frammento di madrigali di successo del suo tempo e li rielaborava, in una forma di omaggio ai maestri: la raccolta, conservata alla Biblioteca Estense, mancava della parte del tenore che è stata ritrovata in una biblioteca tedesca, e quindi integrata. Ascolteremo questi gioielli in prima esecuzione moderna l’11 e 12 novembre al Lapidario Romano, presso Palazzo dei Musei.
E con la terza parte del festival ’Gli spazi del suono’ si allargheranno poi nel mondo virtuale e nella grande rete, grazie alla collaborazione con DHMore dell’ateneo modenese: in dicembre tutto il materiale multimediale prodotto nelle due rassegne precedenti verrà reso fruibile su apposite piattaforme, perché possa diventare patrimonio condiviso, "perché i manoscritti non sono fatti per essere letti ma per essere sentiti", osserva Gaddi. "È davvero importante questa convivenza di eventi in presenza e digitali, che allarga la fruizione di patrimoni di enorme valore", rimarca Matteo Tiezzi, presidente della Fondazione. "E altrettanto significativa è la crescita di una nuova generazione di giovani ricercatori musicali e di interpreti, capaci di declinare questi tesori in forme innovative", aggiunge l’assessore alla cultura Andrea Bortolamasi. Musica e bellezza che sfidano il tempo.